In questo episodio di La Dinamica, ci addentriamo nelle vicende di Filippo Barazzuol, un esperto atleta di scialpinismo delle Alpi occidentali, che condivide con noi il suo drammatico incontro con una valanga avvenuto il giorno di Natale del 2016.
Filippo ci racconta la sua vita dedicata agli sport di montagna, focalizzandosi in particolare sullo scialpinismo, e ci descrive la sequenza di eventi sfortunati che lo hanno portato all’incidente. La narrazione inizia dalla vigilia di Natale, quando Filippo stava tracciando un pendio per allenarsi nella Valpellice, e continua con un’analisi dettagliata delle condizioni della neve e del terreno che hanno contribuito alla tragedia.
Proseguiamo con un capitolo che esplora ulteriormente le circostanze dell’incidente, mettendo in luce l’importanza di un allenamento adeguato all’inizio della stagione e il rispetto del bollettino valanghe. Discutiamo delle sfide poste dalla scarsa visibilità e dalla conformazione del terreno, e del ruolo cruciale giocato dal vento e dalla neve fresca. Riflettiamo sulle decisioni critiche prese da Filippo e su come queste abbiano portato a una fatale esposizione ai pericoli della montagna, sottolineando i rischi aggiuntivi presenti all’inizio della stagione invernale.
Infine, esploriamo le esperienze personali e le riflessioni sulla sicurezza in montagna. Filippo condivide un episodio in cui è stato travolto da una valanga, sottolineando l’importanza di avere dispositivi di sicurezza come il Garmin InReach. Discutiamo delle false sicurezze fornite da strumenti come gli airbag e delle situazioni rischiose anche in compagnia di esperti. Filippo ha condiviso coraggiosamente la sua esperienza, offrendo un’opportunità preziosa per imparare e migliorare attraverso le esperienze altrui. Unisciti a noi in questa intensa e istruttiva esplorazione dei pericoli della montagna.
Se vi sembra che questo testo qui sopra non sia proprio nello “stile” solito per questo podcast, è perchè non l’ho scritto io ma un’app di intelligenza artificiale a cui ho dato in pasto l’episodio così come lo trovate sulla vostra app di podcasting preferita. Impressionante, no?
Panoramica del luogo dell’incidente, con dettaglio del distacco, ripreso con un binocolo. In rosso la corona del distacco, in giallo le tracce di uscita, a piedi, di Filippo.
Trascrizione dell'episodio
0:00:25 – Fabio
Bene, grazie, filippo, intanto per aver dato la disponibilità a partecipare, grazie per avermi contattato, che è una delle cose che faccio ultimamente, cioè chiedo a chi ascolta gli episodi e ha un racconto da condividere di contattarmi, perché è l’unico modo che abbiamo per andare avanti con questo podcast, avere le storie che arrivano dall’esterno e le condividiamo. Quindi, come faccio di solito, ti chiedo di raccontarci un po’ di te, la tua esperienza in montagna e come siamo arrivati al giorno dell’incidente.
0:01:05 – Filippo
Beh, allora, innanzitutto grazie a te, fabio, per aver tirato su questo podcast, che lo trovo molto, molto interessante e istruttivo. E allora mi presento sono Filippo Barazzuol, abito nelle Alpi occidentali, sono cresciuto lì, pratico molti sport, ho praticato molti sport in montagna e la montagna l’ho vissuta più da un punto di vista sportivo, anche la parte che riguarda lo scialpinismo. io sono stato un atleta di scialpinismo, ho frequentato qualche anno anche la squadra nazionale. Quindi il mio andare in montagna con le pelli era un andare principalmente per allenarmi, nonostante mi piace anche molto il discorso di andare in giro e fare belle uscite, belle escursioni. Principalmente la montagna la frequento d’inverno con le pelli, ma anche d’estate con la mountain bike. L’incidente è però avvenuto con le pelli il giorno di Natale del 2016,.
Però la cosa che mi ha fatto piacere contattarti è perché questo incident qua è avvenuto in una serie di concatenamenti sfortunati, cioè prevedibili, ma che si potevano facilmente anche interrompere se tutte le sfighe sono andate nella direzione giusta per poi concretizzarsi in questo incidente. Praticamente, come ho detto, sono stato travolto da una valanga il giorno di Natale del 2016,. Però è nato dalla vigilia di Natale, dal 24 dicembre, questo incidente qua diciamo, perché io all’epoca mi stavo allenando per fare gare di scialpinismo. Allenando per far gare di scialpinismo quindi ero a casa all’epoca non vivevo in Valpelice, ma c’è casa dei miei genitori, quindi li ho raggiunti per le feste e mi serviva un pendio per allenarmi. E quindi il 24, che ero lì a casa, visto le abbondanti nevicate che c’erano state in quel periodo, lì ho approfittato per tracciarmi un pendio per poter fare un allenamento con gli sci da gara. Quindi sono partito il 24 con degli sci da gita tre statura più pesante, con l’idea di farmi una gita e tracciarmi un percorso su cui fare un allenamento di un po’ di qualità.
Il giorno dopo Siamo in Valpellice. È una valle non particolarmente favorevole allo scialpinismo invernale, perché è una valle molto incassata, molto stretta, con tanti pendiri ripidi e solo pochi sono sciabili, raramente sono sciabili in inizio stagione. Quello lì è un pendio, diciamo un paretone con un’inclinazione sui 30 gradi e una pala praticamente con dei valloncelli che attraversano direzione cima-fondo. Diciamo che è una delle gite anche più comode perché ha meno sviluppo per andarla a prendere. Quindi io sono arrivato lì, quindi mi esci da gita e mi sono fatto la mia bella traccia con delle belle inversioni, perché anche lì è un posto dove ci va poca gente a sciare.
Quindi mi sono fatto tutta la mia traccia, perfetta, come la volevo io, e poi sono sceso, però scendendo ho notato che stava venendo del vento dall’alta valle verso il fondo valle e andava ad ammucchiare della neve proprio in questi canaloni, in questi cambi di pendenza. Quindi io ho visto che era fondamentalmente una trappola, questi cambi di pendenza. Quindi mi sono detto mi raccomando, fai attenzione domani, segui bene la traccia e evita tutti questi, stai lontano da questi cambi di pendenza, questi cambi di pendenza. Quindi il giorno sono tornato a casa e il giorno dopo sono rientrato con l’attrezzatura da gara, quindi sci da gara, sci leggeri, e sono salito facciamo una premessa quando ho notato questo vento che soffiava e le previsioni meteo per il giorno di Natale erano cielo sereno, con vento, ma possibilità di un parzialmente nuvoloso, salgo tutte le inversioni che erano state parzialmente coperte dal vento. Quindi ho dovuto ribatterla.
Quindi l’idea era di fare la prima salita, scendere giù e poi rifare un’altra salita sulla traccia rifatta, ribattuta. Faccio il cambio, inizio a scendere, solo che si è coperta la visibilità. Quindi è arrivata una nuvola, ero praticamente nel bianco, non un white out totale, però la visibilità era veramente scarsa. Quindi ho docchiato una traccia che mi sembrava una traccia di discesa e l’ho seguita, solo che l’ho seguita fino ad arrivare praticamente a un netto cambio di pendenza, uno di questi valloncelli che sfociava in un grosso canale che attraversa tutto il pendio.
Io quindi, appena mi sono realizzato, ho capito dove ero, che ero andato proprio nel punto dove non dovevo andare. Mi sono fermato piano, ovviamente, stando sulle uova, però il mio sovraccarico è bastato a far staccare un lastrone, un lastrone molto piccolo, però mi ha trascinato giù, diciamo, un triangolo che si è staccato leggermente sopra di me e avrà avuto un, diciamo, un fronte di tre metri e mi ha trascinato giù. Io mi sono agganciato a un alberello che c’era lì, col braccio destro, però non sono riuscito a tenere l’albero. Avevo ancora gli sci e con gli sci mi ha trascinato giù e penso che lì mi abbia staccato gli sci. Quindi mi ha trascinato giù, sono finito nel canale. La, la piccola, il piccolo distacco nel canale ha amplificato, ha creato un altro punto di rottura ed è venuta giù la neve nel canale. Io lì ho iniziato a rotolare. A un certo punto mi fermo leggermente, semi sommerso, e ho detto boh, chissà, c’è da qua. Se è così, magari riesco a tirarmi fuori.
Però il tempo di pensare questo sono ripartito giù a rotolare e mi sono fermato totalmente fuori quindi è arrivata giù una seconda valanga, che ti ha di nuovo ripreso dopo che ti hai già fermato.
0:07:54 – Fabio
Ma fuori quindi è arrivata giù una seconda valanga, che ti ha di nuovo ripreso dopo che ti eri già fermato
0:08:14 – Filippo
Nno, secondo me è sempre quella valanga lì, perché se arrivava un’altra valanga io ero sotto.
Sarei stato sommerso totalmente quindi, la massa nevosa si è ripresa a camminare secondo me è sempre quella massa nevosa quella massa nevosa lì, ed avevo ovviamente il Garmin GPS e ho fatto un 300 metri di dislivello con velocità massima un 60 all’ora dalla T del Garmin E c’è impressionante la forza che ha quando sei lì dentro, come essere in una lavatrice. La cosa assurda è che io avevo la maschera sotto il cappuccio e quindi praticamente avevo questa maschera qua, che non l’ho persa. Ho continuato ad avere visibilità, vedevo cosa mi succedeva perché non avevo la neve negli occhi e continuavo a rotolare. Un po’ la sensazione quando al mare uno prende le onde, va a giocare su bagnasciuga con le onde, questa sensazione di essere ribaltati totalmente in balia. E non ho perso i bastoncini, ho perso entrambi gli sci. Quindi anche lì la forza che ha perché io ho due sci in posizione da discesa, con l’attacchino da gara, quindi in posizione bloccata, che quello sci lì si stacca solo se uno apre la talloniera. E poi forza sul puntale non avevo l’accioli che secondo me il fatto di aver perso gli sci è stato una cosa positiva, perché così ho potuto rotolare e non ho perso i bastoncini.
I bastoncini sono rimasti legati alle mani. Non ho subito dann bastoncini, i bastoncini sono rimasti legati alle mani. Non ho subito danni. Ho guardato su, c’erano alberi, c’erano salti di roccia. Io penso di aver comunque costantemente surfato, rotolato su questa massa di neve che mi ha protetto da sotto, e poi sono risalito un pezzo vedo se ritrovo lì perché comunque mi mancavano ancora un 200-300 metri di questo pendio da fare nel canale, perché ormai era venuto giù tutto.
Quindi la zona più sicura era continuare a scendere lì e non risalire le pareti, e poi sono quindi sceso, bravanando il giusto tra tutte le sfighe. È andata bene che c sono quindi sceso bravanando il giusto. Poi, vabbè, tra tutte le sfighe, è andata bene che c’era il gestore del rifugio. C’è un rifugio lì, willie Jervis, con Roby che lo gestisce, che è anche un mio amico, e per fortuna lui scendeva in motoslitta e anche guida alpina. Lui, oltre che rifugista, era lì che scendeva per andare a pranzo di Natale e mi ha caricato sulla motoslitta.
Io ovviamente gli ho segnalato che quelle tracce che finivano in quella frattura erano le mie e che sono uscito miracolosamente illeso che c’ero solo io. Ero da solo, non l’ho detto, ma ero da solo ed è per quel giorno lì è andata bene, così Sono ancora arrivato a pranzo di Natale in orario. E anche il fatto di avere poi magari ci arriviamo dopo però il fatto di avere uno spazio per allenarsi col tempo contato. Secondo me anche quello ha contribuito a, è stata una delle cause che ha contribuito a che si dicono tutti gli aspetti negativi che hanno contribuito all’incidente.
0:11:35 – Fabio
Ok, quindi sì, alla fine il materiale è rimasto lì e tu sei rientrato a piedi. Quindi, beh, come hai detto tu giustamente, sì, decisamente molto fortunato come esito, perché davvero mi pare di capire che il coinvolgimento è stato totale nella valanga. Quindi la probabilità di rimanere sotto purtroppo c’è, invece per fortuna è andata bene. Ti chiederai, come al solito, se in questi otto anni hai sette anni e mezzo hai avuto modo di ripensare e di mettere in fila un po’ quelle che sono state secondo te le scelte, che magari una ce l’hai già preaccennata adesso, ma che hanno portato poi a questo incidente.
0:12:19 – Filippo
Sì, secondo me forse è una delle più grandi avere la necessità di allenarsi, comunque, perché era inizio stagione, quindi era molto importante presentarsi in forma alle prime gare. Quindi la necessità di allenarsi, avere del tempo ridotto, riuscire a mettere insieme un percorso su cui riuscire ad allenarsi e poi essere abbastanza confidenti della zona perché è una zona che frequento spesso aver individuato giustamente le insidie, perché poi adesso, riguardando anche il bollettino valanghe, dava effettivamente rischio di valanghe all’astroni da vento, che quindi era proprio quello che ha travolto a me. Quindi individuare correttamente il pericolo, però andare ad esporsi in modo sbagliato, io sapevo che non dovevo passare lì, che quel tratto lì era pericoloso. Però la sfiga del momento di scarsa visibilità durante la discesa, anche lì per avere il tempo contato, di dover scendere per poi dover arrivare in orario al pranzo e non poter aspettare un attimo, una schiarita, anche quello ha fatto la tempesta perfetta.
0:13:57 – Fabio
Ah, parentesi, abbiamo recuperato grazie all’intervento dell’amico Igor Chiambretti, con il quale abbiamo registrato un episodio in passato. L’ho contattato, direttore tecnico dell’Eineva, e è stato così gentile da muovere le sue conoscenze per farvi avere il pdf del bollettino esatto di quel giorno che ti ho girato. Adesso grandi linee la zona l’ho vista sulla cartina. Non mi è chiarissimo perché lì il bollettino è diviso ovviamente in aree e mi pare di aver capito comunque il grado per quella zona.
0:14:31 – Filippo
Lì il giorno era 2 o 3, c’era un po’ diviso a metà tu hai ricordi di aver guardato il bollettino e che grado c’era ho guardato i bollettini che mi hai girato e il 24 era 3, pericolo 3, mentre andava a scendere, sul 25 però comunque continuava ad esserci il problema di questi lastroni segnalato sotto creste e sotto cambi di pendenza. E infatti così è stato. Ma più che altro anche vedere come lavorava il vento. Il 24 era palese che su praticamente lavorava dall’alto della valle, quindi dalla Francia, verso il fondo valle, e quei valloncelli lì sono proprio esposti perpendicolari al vento. Quindi lì era palese che tutta la neve fresca che era caduta poi comunque era caduta anche io sto ricordo qua di neve molto un cristallo già molto, molto freddo e molto, diciamo, rotto dal vento. Questi che ti arrivano in faccia sono già cristalli un po’ grandi, che hanno scarsissima adesione, e quindi ne ero perfettamente a conoscenza che li staccava.
0:15:56 – Fabio
Però mi sono, mi sono ritrovato, mi sono ritrovato lì poi tu hai fatto un accenno anche alla conformazione del terreno. Quando hai guardato su e cosa hai visto? e qui forse c’è magari da fare un accenno anche al fatto che si trattava quindi di dicembre, adesso non so esattamente che quantità di neve, però probabilmente non grandi quantità. Siamo in inizio stagione. Quindi era anche solo per sottolineare che in questi casi si aggiunge al pericolo del travolgimento, del seppellimento, che è il pericolo numero uno nel caso delle valanghe, anche il fatto di essere trascinati su un terreno che sotto di fatto ancora non offre nessun tipo di protezione e quindi un possibile impatti contro rocce o alberi che sono ancora fioranti rappresenta un problema. Quindi anche in questo credo, almeno dalla foto che mi hai mandato e che poi condividerò, così tutti possono dare un’occhiata, dalla foto che mi avevi mandato si vede chiaramente una fascia rozzosa sulla quale sei passato sopra se non ho capito male.
0:17:02 – Filippo
Esatto, sì, quel salto. Lì ci sono passato sopra rotolando, c’era abbastanza neve per essere un dicembre un dicembre atipico che quota siamo lì?
0:17:14 – Fabio
siamo allora la conca, dove la base del pendio è a 1700, la parte alta è un 24, ok, quindi secondo il bollettino siamo sui 80 centimetri, a guardare dalla sicura che era riportato di come neve al suolo, più o meno in quella fascia. Lì erano circa 80 cm e poi comunque sforza anche nella sfiga.
0:17:43 – Filippo
La cosa positiva è che ne aveva accumulata tanto in quel valloncello. Lì quindi c’era più neve, sicuramente perché mi ricordo non ero arrivato in cima a quel pendio perché la parte alta era pelata, non c’era, c’era poca neve in alto, quindi mi ero tenuto un po’ più basso. Normalmente può succedere, a inizio stagione di andare a cercare i valloncelli per cercare il cumulo. Però mi ero ben guardato da stare nei valloncelli a scendere il giorno dopo e avevo fatto anche una bella sciata.
0:18:26 – Fabio
Ok, questo è un primo punto di partenza.
0:18:30 – Filippo
Poi hai altre considerazioni tu beh, si potrebbe sicuramente obiettare che in condizioni così, ad essere in giro soli arva, pare sonda praticamente fondamentalmente sono inutili. Anche lì Fossi stato sepolto Un primo soccorso Sarebbe stato Inutile, che fossimo stati in due Sarebbe stato fattibile, perché sicuramente Su un pendice Il distacco era stato veramente minimo E quindi è anche abbastanza immediato. Quindi, anche se ne avevo una persona che mi sciava dietro era difficile che venisse presa dentro il primo distacco e quindi questo fortunatamente sono uscito. Però secondo me fossi rimasto anche già solo mezzo semisepolto, come era dopo la prima, la prima stop della valanga, non lo so quanto mi sarei riuscito a tirar fuori, perché io ho la sensazione di essere che non sono tanto dentro.
0:19:38 – Fabio
Però quel tanto dentro quando sei lì, secondo me che devi toglierti, non è, non è così poco era la cosa che volevo dire io, nel senso volevo un po’ evidenziare l’elefante nella stanza, come si dice in questi casi mi immagino già i commenti di chi ascolta o comunque chi segue che effettivamente la critica numero uno ne abbiamo già parlato in passato su questo podcast è il fatto di essere lì, da solo, in quelle condizioni. Lì è una critica che io non mi sento in assoluto di condividere. Cioè quello che secondo me è importante è la consapevolezza del rischio. Tu sicuramente eri consapevole di qual era il rischio di fare quel tipo di attività.
Come hai detto, per motivi agonistici, di preparazione, eccetera, hai fatto quella scelta, ma indubbiamente è una cosa che non in molti, tra cui sottoscritto, si sentono di condividere. Però, ripeto, mi avevi detto anche durante la telefonata è una cosa che per te era abbastanza abituale, per ovvi motivi, se vuoi un po’ così riassumerceli anche qui durante questa chiacchierata, sì, diciamo che mi alleno, vabbè, il 99% quasi delle uscite sono da sole, perché mi rimane difficile combinare, incastrare e tutto.
0:20:54 – Filippo
Quindi normalmente cerco posti da allenarmi dove sono un po’ più in sicurezza o dove ci sono gite più trafficate, dove c’è altra gente sul pendio che più o meno può vederti dove uno va. Ma è così per lo scerpinismo, è così per la mountain bike d’estate, cioè per combinare è difficile trovare una persona che va al tuo passo, perché comunque lì era anche il problema che stiamo parlando di un lato un po’ più race dello scerpinismo, per quanto sia sempre scerpinismo. Però quindi anche c’è vero che anche a me per allenarsi, per fare i lavori si va in pista, perché hai delle condizioni più riproducibili, però anche a me piace allenarmi fuori e piace fare giri con condizioni così invernali di rischio di varanghe. Effettivamente essere solo in un posto remoto non è da rivedere la cosa come il discorso della puntata del ragazzo che è passato in un inghiottitoio, però anche lui, da come ho capito, era un ragazzo che si allenava, anche lui col tempo contato quello effettivamente è un episodio che si può completamente sovrapporre al tuo.
0:22:27 – Fabio
Quindi anche in quel caso la dinamica è stata fortunata perché comunque col tempo sono riusciti a recuperarlo. Però sì, concordo, anche lui ha dato le stesse giustificazioni che hai dato tu, cioè la necessità di trovare il tempo e le stesse persone fisicamente allo stesso livello, che è una caratteristica non da poco poi diciamo due punti.
0:22:49 – Filippo
Posso venire fuori da questo ultimo intervento se riuscire a tirare tutti fuori. Cioè io sono stato preso altre due volte da Valanga, prima di questo episodio. Qua mi ero appena messo a fare scialpinismo, prima a Shavo, e sono andato a fare una gita con un gruppo di vecchi soci, kai, genitori di miei coscritti, di miei parenti e compagni di classe. E abbiamo fatto io ero parente alle prime esperienze di sciarpinismo, mi affido a loro mi portate a fare questo giro dell’albergine, avete valutato voi le condizioni e io, da totalmente inesperto, vado con loro e mi fidavo, e praticamente ci hanno preso due distacchi, due distacchi piccoli, ma ci hanno presi nello stesso giorno. E tra l’altro la cosa simpatica è che visto che io ero quello meno esperto con larva in un pendio che era palese, che staccava in un piccolo cambio di pendenza, visto che ero quello meno esperto con larva, ma quello che sapeva esciare meglio mi fanno boh, vai, te che così se dovessi rimanere sotto, se succede qualcosa, noi con larva in 4-4-8 ti tiriamo fuori, perché era un giro ad anello.
Io sinceramente quella gita lì non l’ho mai più fatta e non penserei mai di andarmi a ficcare in quel ballone lì d’inverno. E quindi anche sì, sì, sei con la compagnia, però sei con una compagnia di gente che reputavo esperta, però ci si è messi in condizioni veramente che io non andrei mai a ficcarmi da lì. E invece, ricollegandoci al secondo punto, e secondo me fondamentale per chi va da solo, è un rilevatore satellitare, lo spot in reach di Garmin, che traccia ogni 5 minuti, manda la posizione, quindi in caso di incidente, non essere coscienti. Questa posizione viene mandata a dei link, su una mappa.
Quindi delle persone di fiducia me la guardano, sanno dove sono, gli dico il posto dove sono a girare e con questa posizione in tempo reale, indipendentemente dalla copertura o meno del GSM, sono tranquillo. Il problema è che ti dà una tranquillità nel senso che sai che c’è qualcuno che può venirti ad aiutare. Quindi anche lì è un alzare un po’ l’asticella del rischio, perché sai che in qualche modo la posizione qualcuno ce l’ha, se c’è da chiamare i soccorsi, quello strumento lì chiama i soccorsi in ogni caso, e quindi anche quello è una falsa sicurezza in più che si può avere.
0:25:53 – Fabio
È un osmosi del rischio. Si dice che è una cosa che viene studiata anche e soprattutto con gli airbag. Adesso, il fatto di dire che l’airbag è sicuramente un dispositivo che aiuta in caso di travolgimento, nel tuo caso probabilmente anche avrebbe potuto. Però poi scatta, come hai detto tu, un meccanismo ambientale che diceva v, allora perfetto, adesso ho l’airbag, quindi posso provare a fare quel pendio lì che altrimenti non avrei fatto, perché se proprio provo a più stacca, tiro l’airbag, resto su. Sappiamo che l’airbag non è infallibile, però sicuramente aiuta. Però, come dici giustamente tu, aggiungere degli elementi nuovi di sicurezza purtroppo fa sì che si alzi anche a quel punto la soglia di rischio al quale siamo disposti a esporci perché pensiamo di avere dei dispositivi che ci proteggano.
Poi un’altra piccola precisazione sono perfettamente d’accordo con te siano utilissimi, chiaramente, per lo scelpinista in caso di travolgimento della valanga. Sappiamo che i minuti sono quelli, sono 15-18 a seconda di chi li studia, e quindi comunque quel tipo di soccorso, purtroppo se uno è da solo e rimane sotto, è comunque un intervento tardivo, è sempre meglio di niente, perché se uno invece si fa fisicamente male, non può muoversi ma respira, prima o poi ti vengono a prendere per aggiungere un po’.
0:27:04 – Filippo
Sì sì, sì, diciamo che, come avevo detto prima, lì anche Arva, pala e Sonda, però senza nessuno in prossimità, sono fondamentalmente inutili. Ne sono consapevole di questo dispositivo qua però già solo perché la mia è nato da quando sono andato a vivere da solo, ma anche l’estate, che mi allenavo in mountain bike e magari mi capitava di pensare di andare lì. Quindi normalmente scrivevo il messaggio ai miei genitori. A chi lo scrivevo dicendo vado a farmi un giro lì. Poi però capitavo che andavo in quel posto, lì non c’erano condizioni belle, non si riuscivano ad andare. Mi volevo allungarlo un’ e magari andavo da tutt’altra parte.
E mi è capitato un giorno di fare una caduta banale in un posto che nessuno sapeva che ero lì, e mi sono detto porca miseria, non mi sono fatto una scivolata banale, però quando ti fermi in atti, dici porca miseria. Ma se mi fossi spezzato una gamba, che non riuscivo più a muovermi? qua il telefono non prende, ma non mi trovano più. E allora lì ho investito questi soldi sul dispositivo e sull’abbonamento mensile. Quello è una sicurezza. Poi per fortuna lui è sempre lì nello zaino, però non è mai stato interpellato come tutti i dispositivi di sicurezza, si spera di non doverli mai usare.
0:28:33 – Fabio
Però, giustamente, fare degli investimenti per aumentare il proprio livello di sicurezza è qualcosa da considerare. Per chi poi si muove tanto, in montagna si muove spesso e su terreni che comunque presentano dei rischi, come lo scerpinismo, ma anche la mountain bike e tanti altri. C’è una cosa che mi ha lasciato così che l’hai detto prima, e continua a stupirmi come abbiamo potuto togliersi gli sci? vuol dire che di fatto la pressione della neve ha fatto sì che i due puntali si sganciassero, oppure la torsione è stata tale che è saltata la talloniera. Tu non hai idea. Li hai recuperati poi gli sci.
0:29:10 – Filippo
A proposito, No, gli sci sono ancora lì, perché l’estate è veramente un postaccio. Tutto quel canale lì scarica tutte delle pietre, è veramente una pietraia. Non sono mai andato, sinceramente, a recuperarli.
No, secondo me lo sci si è staccato. Non ho avuto torsioni, perché io non ho mai avuto problemi di mal alle ginocchia. Cioè io veramente sono uscito da lì con solo un po’ di fastidio al braccio, alla spalla destra, perché mi sono attaccato a quest’albero, quindi l’unica cosa che avevo era leggero fastidio, quindi proprio niente. E gli sci gli aperti. Secondo me la pressione della neve ha agito sul puntale, perché quelli è un attacchino da gara, quindi proprio niente. C’è il puntale e la talloniera, un puntale con un erano degli attacchi vecchi con una leva piuttosto lunga per aprirlo più velocemente e quindi probabilmente la neve è andata a schiacciare il puntale e mi ha aperto il puntale, perché se no, quel puntale lì è veramente difficile che si apra con anche la torsione.
Cioè mi è capitato di strappare dei puntali da degli sci, ma il puntale rimaneva attaccato allo scarpone.
0:30:37 – Fabio
Ok, direi che abbiamo tirato fuori un po’ tutto, almeno secondo me non c’è molto altro. Abbiamo approfittato anche per come facciamo spesso ultimamente, anche per fare un po’ di formazione e quindi magari anche su questo aspetto qui aggiungo una mia considerazione personale invece che per quanto riguarda i bastoncini, tu hai detto che ti sei tenuto i bastoncini, si è trovato ancora con i bastoncini addosso, quindi vuol dire che avevi infilato i laccioli nei polsi e questo, se vogliamo, magari è una cosa che su terreno valanghivo è consigliato non fare, a meno che uno sia in pericolo di perdere il bastoncino sul ripido, eccetera, eccetera. Queste sono altre considerazioni, però in generale. Poi, chiaramente in questo caso per fortuna non ha avuto nessun effetto, però dicono che anche quello faccia da ancoraggio, come avrebbero fatto sicuramente gli sci, purtroppo, se ti fossero rimasti ai piedi. Quindi ci sono. Sì, questa è un’altra considerazione mia, così personale. Dopodiché chi vuole discuterne volentieri, è una mia opinione personale tutto ciò che può essere staccato dal corpo in un momento di travolgimento è meglio che lo faccia come dispositivo di sicurezza.
0:31:47 – Filippo
In quel caso sarebbe stato anche, giustamente, l’airbag.
0:31:52 – Fabio
L’airbag avrebbe potuto aiutare con quelle condizioni sia di neve che di percorso, perché se hai fatto 300 metri effettivamente hai corso parecchio, e quindi l’airbag, però c’è anche da pensare che stiamo parlando del 2016,. Costi e pesi allora erano ancora abbastanza sostenuti per quanto riguarda gli airbag. Adesso sono cambiate molto le cose, quindi davvero sta diventando sempre uno strumento più, non dico necessario, ma anzi lo dico necessario per chi fa diverse giornate sugli sci, sul terreno innevato. Quindi, anche se, come abbiamo detto prima, c’è ancora qualche remora riguardo al discorso dell’aumento di sicurezza percepito, che fa fare delle scelte poi magari rivelatosi sbagliate, ok bene, io non ho altro. Se tu vuoi aggiungere qualcosa, io ti ringrazio veramente tanto di avermi contattato e di aver condiviso questo incidente, anche esponendoti, perché ti ripeto l’idea di dire ok, vado da solo, sono andato da solo, ero da solo. Mi rendo conto che sia un passo ulteriore nella condivisione della propria esperienza, perché è quella che, per definizione, apre la porta a polemiche o comunque commenti caustici. Quindi, davvero grazie ancora per avermi contattato e per averci raccontato la tua storia.
0:33:11 – Filippo
Sicuramente grazie a te che ascolti e appunto ripercorrendola, sfruttiamo questo incidente per trarne qualche insegnamento e come le altre puntate, me le sono veramente divorate e riflettendoci anche un po’, che questa esperienza qua possa essere di aiuto.