#22

Tana liberi tutti

con Camillo

La tentazione di associare un grado di pericolo 2, nel bollettino valanghe, ad una situazione tranquilla è sempre forte. Questo episodio però ci ricorda che, anche in assenza di segnali di pericolo significativi, è necessario mantenere un atteggiamento sempre prudente ed “investigativo” nei confronti delle condizioni della montagna e del manto nevoso.
Abbiamo parlato con Camillo dei due acronimi coniati da Ian McCammon per riassumere le problematiche più frequentemente associate agli incidenti da valanga: FACETS e ALPTRUTh.

Fattori che contribuiscono all'incidente da valanga

Il 92% degli incidenti da valanga studiati da McCammon presentava 3+ di questi fattori

AVALANCHES – Valanghe, nelle ultime 48 ore?
Quando sei sul campo, se vedi valanghe su pendii e altitudini simili a quelle che vuoi sciare, la natura ti sta mandando dei segnali!

LOADING – Carico, da neve, vento o pioggia nelle ultime 48 ore?
Alla neve non piacciono i cambiamenti rapidi; ci vuole tempo perché si assesti e si leghi. Il tuo rituale pre-tour dovrebbe includere l’esame dei dati meteorologici degli ultimi giorni.

PATH – Percorso. Stai sciando su un percorso di valanga?
Il “Percorso” in ALPTRUTh è per un terreno di valanga facilmente riconoscibile. Quando si sceglie di sciare su un terreno di valanga, è essenziale assicurarsi che non siano presenti altri fattori e utilizzare le migliori pratiche di viaggio come sciare uno alla volta.

TERRAIN TRAPS – Trappole del terreno. Ci sono trappole del terreno?
Immagina le conseguenze di essere catturati. Qualsiasi caratteristica del terreno come canaloni, alberi e scogliere aumenterà notevolmente la gravità della cattura, anche da una piccola frana bagnata e poco compatta.

RATING – Grado di pericolo. Il pericolo è marcato o elevato?
Se non disponi dei dati aggiornati di un bollettino valanghe, dai per scontato che il grado di pericolo sia marcato e comportati come se lo fosse. Con condizioni meteorologiche stabili e l’assenza di bandiere rosse, puoi ridurre il grado di pericolo a moderato dopo un’attenta riflessione. Spesso in un ciclo diurno primaverile, il pericolo inizia basso al mattino e aumenta durante il giorno.

UNSTABLE SNOW – Neve instabile. Ci sono stati crolli, crepe o “girelle”?
Valanghe recenti, crolli e crepe sono chiari segnali di potenziale valanga. Si raccomandano decisioni attente e scelte del terreno.

THAW INSTABILITY – Instabilità da disgelo. La temperatura sta aumentando?
Quando le temperature salgono sopra lo zero, la coesione del manto nevoso si sgretola rapidamente, causando instabilità da disgelo. Tenere d’occhio l’ora del giorno e l’aumento delle temperature è il parte fondamentale del gioco in primavera. Consultare i dati meteo per vedere se di notte fa freddo ti aiuterà a decidere se uscire o meno prima di uscire di casa.

Trascrizione dell'episodio

00:00 – Fabio (Host)
Benvenuti a questo nuovo episodio della Dinamica e per questa volta approfittiamo di una disponibilità che è relativa a un incidente del passato, però la usiamo per parlare di un evento che è accaduto recentemente, è accaduto tre giorni fa nelle Dolomiti di Zoldo, quindi zona meridionale delle Dolomiti. Un incidente, anzi, in realtà due incidenti nella stessa zona, a distanza di poche centinaia di metri l’uno dall’altro, con un grado di pericolo 2, quindi una situazione, diciamo, più gestibile, se vogliamo, rispetto a gradi più complicati. Però mi ha fatto tornare in mente, appunto, la telefonata che avevamo avuto con l’ospite di oggi, che mi aveva anticipato il racconto di uno, anzi due incidenti ma ci concentreremo su uno, questo episodio, avvenuti proprio con grado 2 e le considerazioni in merito a questo episodio. Quindi l’incidente è dei primi giorni di marzo 2025, per chi ascolterà questo episodio in futuro. E dopo questa lunga premessa, benvenuto a Camillo, il nostro ospite di oggi. Ci facciamo dire da te, come al solito, un po’ la tua storia, la tua esperienza in montagna, e poi ci racconterai l’incidente vero e proprio.

01:17 – Camillo (Host)
Ciao, fabio, buongiorno. Sono Camillo. Ho 36 anni nella vita, faccio l’ingegnere, però da sempre ho una grandissima passione per la montagna, trasmessa dalla mia famiglia. Sono originario e vivo tuttora in provincia di Novara, quindi Alpi occidentali. La mia esperienza in montagna è legata più che altro allo sci, allo sci alpinismo, allo sci fuori pista, allo sci ripido, e poi ho fatto anche vie in montagna e arrampicata sportiva. Però diciamo che la cosa che mi è sempre piaciuta di più fare in montagna è sciare in inverno e primavera.

02:06 – Fabio (Host)
Ok, allora veniamo al sodo dell’episodio con il racconto dell’incidente Dici più o meno quando è avvenuto, in che condizioni e, soprattutto, cosa è successo.

02:17 – Camillo (Host)
Sì, allora l’incidente è avvenuto il 26 gennaio del 2019. Qua da noi era un inverno non particolarmente nevoso, anzi direi piuttosto asciutto, e c’era stato un inverno particolarmente ventoso. Aveva fatto parecchi giorni di fun qua da noi, soprattutto nella zona della Formazza, dove è avvenuto l’incidente. Quando entra il vento da Norforte, entra forte, parliamo di vento più di 100 all’ora. Quindi il fenomeno del trasporto eolico è sicuramente molto, molto importante e niente. Con degli amici decidiamo appunto di andare in Formazza, in una particolare areale. Poi avevamo in mente di fare una gita classicone, che è andare ai corni del Nefeggio. Quindi praticamente da Riale si sale una pellata abbastanza breve e si raggiunge appunto questi corni, che sono come delle guglie sopra il passo del Neff, giù appunto, e poi da lì riscenderà la macchina. Ripeto, era un inverno veramente con delle condizioni abbastanza brutte. Quindi non è che avessimo grandi aspettative dalla gita, era più che altro per passare una domenica in montagna con una bella giornata soleggiata.

03:42
Davano un po’ di vento, però niente di eccezionale, soprattutto, se non ricordo male, erano 3-4 settine a mano e che non faceva un fiocco di neve, quindi ormai di neve da trasportare il vento ne aveva più poca. Impasto sul bollettino dava 2,. Chiaramente rischio 2, dava valanghe di possibilità, valanghe isolate, di piccole dimensioni, soprattutto in corrispondenza di cambi di dipendenza, la classica decitura di valanghe da vento in periodi in cui non ci sono nevicate. Quindi una situazione gestibile. Abbiamo preso atto di questo e quindi non ci siamo preoccupati più di tanto.

04:26
Siamo andati a fare la nostra gita che, ripeto, è un classicone, non ha nessuna difficoltà sci alpinistica, non ti so dire il grado, ma è veramente un classico. Già salendo era una giornata abbastanza fredda. Ripeto, c’era vento, non fortissimo, ma c’era vento. Quindi la neve era poi gennaio, non mollava durissima e c’erano delle onde di vento non so se me le chiamate dalle vostre parti, però quando si creano quelle formazioni di neve veramente dura. Quindi facevamo già fatica a salire in salita, quindi ogni tanto dovevi girare attorno a queste onde. Eravamo già consapevoli del fatto che sarebbe stata una sciata non così entusiasmante. Arriviamo in cima al solito, ci cambiamo, togliamo le pelli e iniziamo un attimo a vedere, capire come fare e dove scendere.

05:21 – Fabio (Host)
Magari ti introduco anche il gruppo. Può avere senso. Ci interessavo, per chiedertelo io quanti eravate. Può avere senso. Ci pensavo, per chiedertelo io quanti eravate, che poi è un argomento nella gita in questione.

05:28 – Camillo (Host)
Ripeto, eravamo in pre ed eravamo io e un mio caro amico con cui spesso andavo in montagna, io sci da scelpinismo e lui invece utilizzava la splitboard. Però comunque tutte e due abbiamo con alle spalle corsi di scelpinismo del CAI, tante uscite, affiatati, e poi così, all’ultimo si è aggiunto un altro ragazzo che conoscevo soltanto io, anche lui con una discreta esperienza, però che non faceva parte del nostro gruppo abituale. Però dico per una domenica così, anche se per forza bisogna essere sempre nello stesso gruppo di persone per raffiattare, esatto, deve esserci per forza un affiattamento, soprattutto in condizioni non particolarmente critiche. Una volta raggiunta la cima, come abbiamo anticipato, ci siamo cambiati, abbiamo mangiato qualcosa, abbiamo tolto le pelli, così, parlando tra di noi, abbiamo detto cavolo, scendere dalla traccia di salita.

06:33
Viene veramente una sciata orribile, per usare un eufemismo. Davanti sono dei pendii a sud e poi per rientrare, la macchina invece si svolta. Sul lato est è un po più ripido, però ci sono delle belle, come dei bei delle vallette che normalmente il vento, il vento liscia e quindi lì si può sciare almeno. Almeno facciamo due curve senza saltare su curve fatte, bene, sì, senza, senza dover aggirare le onde del vento e senza tribolare anche in discesa, visto che abbiamo già trovato lungo in salita E così poi abbiamo fatto, ripeto, anche scendendo dalla linea diretta. Parliamo di pendenze, non vanno sicuramente oltre i 30 gradi. Cioè sono veramente una gita facile, senza alcun problema. Sono veramente una gita facile, senza alcun problema. Iniziamo la discesa, la parte a sud mollava leggermente, quindi la sciata era bella, però poi io sapevo che ad un certo punto dovevamo entrare sul versante est. Così abbiamo fatto e sciamo praticamente lì. Sono tante vallette una in fila all’altra. Abbiamo sciato sul duro, dove la neve faceva un po’ di accumulo, per arrivare alla macchina. Eravamo all’ultimo pendio, probabilmente eravamo 300 metri sopra la macchina. Io sciavo davanti. Non sono solito fare, l’ho preso da papà che è guida alpina, si vede che mi ha trasmesso questa cosa di stare davanti.

08:03
Arrivo in questa valletta, guardo sopra e la valletta era un po’ più ampia delle altre, finiva praticamente su una crestina che dava poi sull’altro versante non so sai quelle sensazioni che dici no, aspetta un attimo, mi fermo. Non ho fatto tempo, cioè io mi sono fermato, non ho fatto tempo a girarmi per dire agli altri di fermarsi, che il mio amico con la tavola mi passa sotto, entra nella valletta e appena è stato a un quarto della valletta ha sentito un classico boato e la valletta è praticamente collassata ed è iniziata a scendere, a scivolare verso valle a una velocità che credo neanche girando gli sci dritti sulla linea di massima pendenza e lasciandosi andare, avresti potuto raggiungere. Fosse una delle cose che più mi ha impressionato in quel giorno. È la velocità con cui una valanga all’astroni da vento ti può raggiungere, ti fa raggiungere. La valanga era piccola perché la valletta avrà avuto un’ampiezza, non lo so, sarà stata una trentina di metri sopra di noi. Avevamo forse 10-15 metri, fino ad arrivare a questa sorta di crestina e diciamo che la profondità, cioè lo spessore del distacco.

09:29
Forse ha staccato 15-20 centimetri, quindi la valanga era piccola, ma appunto, essendo in condizioni con scarsità di neve e avendo fatto parecchio vento, il fondo era durissimo. Quindi la valanga ha preso subito una velocità incredibile. Io lì fermo, pronto a tirare fuori larva, ma prima di prima cosa a guardare l’ultimo punto in cui vedi il coinvolto nella valanga, proprio perché sai che da quel punto, lì in poi, inizia la vera ricerca e proprio inizierai a fare la greca, una sorta di salto. Io l’ho visto arrivare fino a quel punto, lì chiaramente, e lui era seduto sulla valanga, e poi non l’ho visto più. Quindi subito sono sceso. L’altro nostro amico nel frattempo era arrivato dove eravamo noi. Sono sceso subito al punto dove non ho più visto.

10:20
Tiro fuori larva, lo metto subito in ricerca e mi accorgo che l’altro nostro amico probabilmente non quello che non faceva parte, tra virgolette del gruppo non allenato, cioè l’arva ce l’aveva, in teoria, a suo dire, lo sapeva usare, però non aveva ovviamente messo l’arva anche lui in ricerca o spento. Quindi io, appena aperto l’arva, bam. Mi ha beccato subito lui il primo segnale. Allora gli ho detto subito gli ho urlatogni larva, o mettiti anche tu in ricerca. Ho iniziato la greca.

10:58
Tieni conto che avrò fatto, credo, due avanti indietro dopo il cambio di pendenza e mi ha subito beccato il segnale del nostro amico. Sono andato verso il segnale in tempo zero, neanche il tempo di fare la croce, praticamente. Ho visto un pezzo di neve che si muoveva e ho trovato il piede. Ho tirato fuori la pala e forse lui non è stato sotto un minuto in tutto, cioè è stato veramente rapidissimo. Era un po’ scioccato la pala, gli abbiamo pulito la neve intorno, l’abbiamo tirato fuori perché la tavola gli aveva fatto un po’ da ancora. Quindi era, diciamo, sotto fino alla pancia. La testa era sotto, però era veramente mancavano dieci curve ed eravamo al parcheggio dove avevamo lasciato la macchina.

11:41
Poste gita a chiederci come mai e cosa avremmo potuto fare per cercare di accorgerci prima o di non incappare in una situazione simile, perché eravamo tutti increduli di come in quel giorno, con quel rischio, con quelle condizioni di neve, av avessimo potuto inghescare e staccare una valanga del genere. Abbiamo subito detto quando hai corsi o comunque in generale, si dice che il rischio zero non esiste. Quindi la scala parte dal rischio uno. È proprio vero, nel senso che il rischio zero non esiste. Se tu sei in montagna in inverno, tenere sempre le antenne dritte.

12:51
Esiste, se tu sei in montagna in inverno tenere sempre le antenne dritte perché anche con rischio che noi consideriamo basso, bisogna comunque stare all’occhio, guardarsi intorno, cercare sempre di capire dove possono esserci delle trappole morfologiche, dove possono esserci dei cambi di pendenza o dei punti delle situazioni dove la valanga può innescarsi. E l’altra cosa che poi ci ha lasciato incredule e che ci ha fatto riflettere tanto, e io, le volte che sono in montagna, ci capisco ancora adesso. Noi siamo stati fortunatissimi perché la valletta era continua, non aveva ostacoli, non aveva alderi, non aveva salti di roccia sotto, e quindi il mio amico si è fatto una gran scivolata, dopodiché il pendio spianava e si è fermato, travolto, sommerso, ma si è fermato.

13:41 – Fabio (Host)
Ma ci fosse stato un masso, un albero, un salto, e sicuramente la giornata avrebbe preso una piega diversa ti faccio una domanda su questa cosa che mi incuriosisce un po’ queste valutazioni che tu stai facendo adesso le stai dicendo giustamente a posteriori, durante l’uscita, durante il momento in cui avete deciso di scendere. Secondo te tu immagino che ad alta voce non le abbia dette detto nessuno, non abbia fatto nessuna queste considerazioni, cioè pensare di dire ok, se succede qualcosa, comunque quali possono essere gli effetti di una valanga qui, perché questo è un aspetto che ritorna molto su un certo modo di fare formazione, anche per quanto riguarda la prevenzione delle valanghe e anche questo aspetto di dire ok, la regola numero uno ovviamente è non staccarle le valanghe. Aspetto di dire ok, la regola numero uno ovviamente non staccarle le valanghe. Però in subordine, se proprio dobbiamo passare, siamo obbligati abbiamo deciso che comunque dobbiamo arrivare di là, eccetera fare una valutazione corretta e attenta di quello che hai appena detto tu, di quali possono essere le conseguenze. Cioè sotto abbiamo un salto di roccia, abbiamo un bosco rado che quindi ci può essere un impatto con gli alberi, le rocce affioranti e quant’altro.

14:51
Questa è una cosa che possiamo cercare anche di valutare prima, perché il terreno che abbiamo davanti in qualche modo, a meno che non ci sia un whiteout totale, lo abbiamo sotto controllo, a differenza del manto nevoso, che non lo vediamo, che non sappiamo effettivamente com’è composto, la conformazione del terreno ce l’abbiamo davanti. Quindi è uno degli strumenti che si dice è nelle nostre possibilità a gestire. Voi l’avete fatto secondo te? o semplicemente stai facendo un’analisi a posteriore e dici che culo, non c’erano.

15:21 – Camillo (Host)
No, la mia purtroppo è un’analisi, cioè dico purtroppo perché magari l’avessimo fatta saremmo scesi in un altro posto. Però al momento no, abbiamo valutato i due pendii che conoscevamo come tranquillamente sciabili. Poi sì, coincidenza vuole che non avessero grandi pericoli o ostacoli. Quindi erano pendie abbastanza lisci, senza salti di roccia, qualche albero in fondo. Ok, perché lì sei un po’ al limite del bosco, sei sui circa 1800, perché sei un po’ più sopra reale, che dovrebbe essere 1500-1600. Però no, dirti che abbiamo valutato la discesa in funzione anche del dd cosa avrebbe potuto e dove avrebbe potuto spingerci una eventuale valanga. No, e non l’abbiamo fatto, secondo me anche per il fatto che davano rischio. 2, non avevamo avuto il ben che minimo segnale né di valanghe preesistenti, né di woof durante la salita, né nessun segnale di pericolo. Quindi diciamo, abbiamo pensato soltanto a dove era meglio scendere per evitare le onde di vento.

16:47 – Fabio (Host)
Ti ha puntato decisamente alla sciata tranquilla e bella, sicuramente che è un po’. Il problema. Rimane forse solo l’aspetto del sovraccarico eolico come unica segnale che poteva essere precedente, diciamo, ritornando sempre un po’ a quella serie di regole che si danno per fare un primo check sulla fattibilità di un’uscita o, in questo caso, di una sciata. Insomma, quindi forse rimaneva solo quello che però effettivamente era quello giusto. Di fatto mi pare di capire perché si trattava di un lastrone da vento quello che si è staccato esatto.

17:21 – Camillo (Host)
Sì, effettivamente, in quel frangente appunto, non avendo fatto grandi nevicate, mi ha detto probabilmente la neve che il vento ha portato, eventualmente portato in giro, si è assestata e invece probabilmente gli strati sotto comunque non hanno fatto coesione con la neve che si era accumulata dal vento e quindi, quando poi è stata la valletta, è stata tagliata e subito ha innescato la slavina. È stato veramente frazione di secondo 11 la valanga vede la crepa che si apre e poi ci va del tempo prima che prenda velocità una valanga da vento è rapidissima è proprio una cosa….

18:04 – Fabio (Host)
Sì, forse anche il fatto che fosse un inverno secco e freddo, classica situazione in cui si creano degli strati deboli di profondità che rimangono lì, purtroppo, per un bel pezzo vabbè, a maggior ragione a fine gennaio. Sono sicuramente ancora lì. Quindi la somma delle due. L’altra cosa di cui hai parlato, che magari mi piacerebbe un attimo approfondire è il terzo, il terzo del gruppo, perché abbiamo capito che, sì, per l’amore di Dio, come sempre non siamo qui a puntare il dito, a fare accuse, anche perché la situazione di stress di una valanga è comunque tale che non possiamo garantire la nostra risposta in base a quello che abbiamo fatto nelle fasi di addestramento. Però qui stiamo parlando, appunto, di una persona con la quale non sei uscito abitualmente e si è verificato effettivamente un inconveniente. Questa cosa, come la vedi, come la no, non dico la giustifichi, non voglio, non voglio chiederti di giustificarti, ma così magari approfittiamo per per ribadire un po questo concetto che credo sia, per quanto riguarda per, soprattutto per loelpinismo, credo sia molto importante Anche perché è una dimostrazione.

19:13
Per tornare a quello che ho detto all’inizio, è proprio l’incidente di questa domenica, dove c’è stata una persona che è stata travolta e rimasta sotto, a differenza del tuo amico, diversi decimetri.

19:24
Ovviamente i dati sono sempre un po’ incompleti, però c’era l’immancabile intervista fatta sul quotidiano locale il giorno dopo, e si parla di quasi dieci minuti di seppellimento, mi è stato detto, istruttori, quindi persone addestrate e che hanno fatto effettivamente tutto quello che dovevano fare, compreso spostare una massa di neve, non indifferente, da quello che ho capito e quindi anche la fase di scavo, che nel vostro caso, tutto sommato è stata abbastanza marginale, invece in quel caso è diventata molto vitale perché con 10 minuti eravamo, come abbiamo appena detto, recentemente stanno diventando un nuovo standard di tempo massimo di sopravvivenza prima dell’ipossia e quindi quello è proprio veramente un fattore critico per la sopravvivenza, perché il soccorso è arrivato, è arrivato anche relativamente velocemente, perché stanno lì attaccati, però comunque sicuramente ben oltre i 10 minuti.

20:25
Quindi questo per tornare a così a introdurre l’importanza dell’autosoccorso negli incidenti da valanga e quindi anche l’importanza di essere tutti addestrati e possibilmente una squadra che comunque, di cui comunque ci sappiamo possiamo fidare perché tu hai aiutato il tuo amico. Fosse stato l’opposto, magari l’esito poteva non essere così scontato. Quindi era così un po da approfondire questo argomento. Volevo introdurlo richiamando, ripeto, l’incidente, ma lascio a te concludere.

20:55 – Camillo (Host)
Sì, fabio, confermo, quel giorno effettivamente c’era questa terza persona che non era abitualmente, non faceva parte abitualmente della compagnia. A parte quei pochi secondi persi per fargli mettere larva in ricerca, non ha influito negativamente sull’esito della ricerca e del dissepilimento. Però era una persona di cui non sapevo effettivamente la sua esperienza. Quindi, come giustamente dici tu, se io fosse entrato nella valletta e fossi stato io il travolto, non so come del mio amico appunto, mi fidavo ciecamente ed ero sicuramente, ero tranquillo del fatto che mi avrebbe tirato fuori, sicuramente ero tranquillo del fatto che mi avrebbe tirato fuori di questa terza persona. Ecco il senno di poi. Ci ho pensato parecchie volte, non avrei avuto la certezza perché se succede un evento del genere e questa persona non sa neanche che deve mettere l’arva in ricerca o spenerlo, perché altrimenti influisce nelle ricerche, cioè quella è una delle primissime cose da fare, altrimenti influisce nelle ricerche, cioè quella è una delle primissime cose da fare, altrimenti si perdono minuti, secondi preziosi.

22:14
E questa persona effettivamente era abbastanza scioccata da tutto l’evento, quindi non ha neanche poi quasi aiutato nel disseppellimento. Cioè vedevi che era veramente bloccata, bloccata nel panico, cioccata, e questa cosa poi negli anni poi a seguire mi ha sicuramente condizionato, tant’è che poi oggi purtroppo le uscite sci alpinistiche si sono un po’. Ridimensionate, ridotte in numero nell’inverno per motivi vari familiari, lavorativi, eccetera. Però io so che ormai vado solo ed esclusivamente con le persone che conosco e di cui mi fido ciecamente, non importa il rischio, non importa la giornata, non importa la gita, cioè, o il giorno d’oggi mi capita a lavoro, o con qualche cliente che mi dicano ah, ma sì, domenica andiamo a fare una gita, non mi importa dove, tanto è una gita facile, le condizioni sono buone. Ti ringrazio per l’invito. Se vuoi andiamo a fare un giro bordo pista, però prima devo appunto capire come sei, come ti muovi, che esperienza hai, non per fare il il di più, ma semplicemente perché voglio essere sicuro che, se a me succede qualcosa, la persona sia in grado e reagisca in un certo modo, e viceversa.

23:45 – Fabio (Host)
Quindi, sì, credo che questo rientri molto nella distinzione che si fa tra gruppo e squadra mi piace un po’ citarla ultimamente cioè il gruppo sono un insieme di persone che si muovono con un obiettivo, con un unico obiettivo, che è quello della gran sciata. Invece la squadra è quella che collabora attivamente finché le cose vanno bene, come si spera sempre, ma soprattutto nel momento in cui le cose si dovessero aggravare, sia con un incidente, ma non necessariamente anche con una situazione meteo particolarmente complessa eccetera, cioè rischiare di trovarsi con un gruppo di persone di cui non hai assolutamente idea di come reagiscono in certi ambienti e in particolare nell’ambiente dell’alpinismo o dello scelpinismo invernale, è sicuramente un rischio aggiuntivo.

24:36
Ok, credo che abbiamo detto un po’ tutto quello che mi interessava tirare fuori, nel senso che, come ti avevo già detto al telefono, mi interessava ribadire ancora una volta, se necessario per qualcuno che non ne fosse ancora convinto, che il grado 2 non è un grado tana libera tutti, come si dice, che vuol dire ok, vado, faccio tanto. L’obiettivo è solo una bella sciata o, come nel vostro caso, un giro con degli amici in una bella giornata, ma è comunque una situazione che richiede ancora un certo livello di attenzione e che richiede dei comportamenti che devono rimanere standard all’interno delle procedure di sicurezza che ci siamo dati e che abbiamo deciso che sono le uniche che funzionano. Quindi la valutazione di tutti gli aspetti, di tutti i possibili elementi che possono poi generare in una valanga. Abbiamo visto, nel tuo caso ce n’erano probabilmente solo uno, di quelli della famosa serie proposta da McCammon, di cui magari ne parleremo separatamente per non allungarci troppo oggi, però uno di questi c’era comunque, quindi il discorso del Soracari-Tocco-Vento c’era, anche se tutti gli altri effettivamente no. Quindi, ripeto, siamo veramente nella parte terminale.

25:43 – Camillo (Host)
La familiarità del luogo e, diciamo, il fatto di aver fatto una gitta classica che reputavamo facile, ci ha forse fatto sottovalutare il grado di rischio o comunque i pericoli che invece quel terreno comunque aveva e che poi hanno portato all’incidente ok, va bene, benissimo, grazie ancora sicuramente c’erano sì, esatto dice che con 2-3 punti.

26:20 – Fabio (Host)
Di solito, quando capitano incidenti, 2-3 punti sono quasi sempre presenti e effettivamente è così con l’analisi che ha fatto lui su circa un migliaio di incidenti, ha cercato di vedere quali di questi elementi fossero presenti nei vari incidenti. Ha cercato di vedere quali di questi elementi fossero presenti nei vari incidenti e ha scoperto che nel 90% dei casi non ricordo male il numero nel 90% dei casi ci sono almeno due di questi fattori che hanno contribuito all’istacco. Quindi è una regola tutto sommato anche facile, se vogliamo, perché appunto è un acronimo. Poi, ripeto, nel sito di appoggio a questo podcast, come dico sempre, ci sarà una pagina dove metterò i link ai vari documenti, articoli e quant’altro che approfondiscono questo argomento. Però, appunto, quello è un tentativo molto pragmatico di cercare di dare degli strumenti, delle tecniche molto semplici per valutare il livello di esposizione di rischio a cui ci si sta ponendo e quindi, di conseguenza, prendere decisioni possibilmente ragionate e dopo, appunto, il trucco è usarli esatto, l’acronimo è facile Alproot.

27:28 – Camillo (Host)
Poi bisogna chiaramente bisognerebbe cercare di riproporlo in chiave italiana con termini italiani che sia più facilmente ricordabile.

27:38
Però l’altra cosa importante e che effettivamente poi andrebbe sempre fatta io spesso cerco di fare è il fatto, anche durante la salita, anche durante la discesa, non limitarsi alla sciata o a chiacchierare del più del meno con il compagno, ma avere sempre mio cugino dice sempre le antenne dritte, nel senso che, anche se non ho sensazione di pericolo, sto facendo una sciata bellissima, il cambio di pendenza, possibili ostacoli a valle, piante rade, sassi, cliff o comunque salti di roccia e adattare, non dico la gita, ma adattare sia la traccia di salita che quella di discesa in funzione di queste cose, quindi cercando sempre di mettersi in condizioni o in situazioni tra virgolette sicure, rispetto di questi pericoli evidenti che si possono vedere.

28:44
È una cosa che, se si fa e ti abitua a fare, poi diventa praticamente automatica nel momento in cui tu scegli dove salire o dove scendere.

28:54 – Fabio (Host)
Sì, esatto, sono serie di osservazioni che poi diventano più o meno intuitive, più che intuitive automatiche. L’altra cosa che hai detto giustamente, che chiudiamo direi su questa sottolineatura, è da fare anche in salita perché, sempre per tornare agli incidenti di tre giorni fa, il primo che ha travolto tre persone è avvenuto in salita, almeno da quello che risulta. Poi, come sempre, purtroppo, senza che diventa troppo polemico, manca sempre un po’ un’informazione più dettagliata su questi incidenti. C’è un primo resoconto che arriva dall’attività del soccorso alpino e poi vengono fuori gli articoli, come quello che citavo prima, delle sensazioni molto mirate a quello di quella che è rimasta travolta e quindi cosa ha provato, eccetera, eccetera. Interessante, però manca tutta la parte tecnica.

29:43
Quindi non sappiamo esattamente la causa del distacco, anzi, la certezza c’è che questi dati vengono in qualche modo rilevati, solo che non vengono poi adeguatamente, al momento almeno adeguatamente comunicati nemmeno in canale, perché non chiedo che sia l’articolo, ovviamente, sul gazzettino locale, però almeno con alcuni canali si potrebbe cercare di diffonderli un po’, proprio per aumentare la consapevolezza. A incidenti ancora caldo, chiamiamola così In questo caso, per tornare all’inizio, le poche informazioni che abbiamo dicono che il primo incidente è avvenuto in salita. Quindi l’analisi del terreno, della situazione in cui siamo va fatta sempre, come hai detto giustamente tu, in salita e in discesa. Sono molti, pochi come percentuale, però ci sono gli incidenti da valanga in salita e in discesa. Sono molti, pochi come percentuale, però ci sono gli incidenti da valanga in salita, quindi gestiamoli come tali, va bene, c’è altro? ti viene in mente altro?

30:43 – Camillo (Host)
ti direi di no bene, allora chiudiamo su questa considerazione appunto se non abbiamo altri, se non hai altri punti da valutare insieme ti sembra completa sì, credo che ci sia un po’ tutto quello che era utile condividere.

30:58 – Fabio (Host)
Come sempre, grazie della disponibilità e della franchezza con il quale hai parlato delle vostre scelte, più o meno giuste, più o meno sbagliate. Io l’apprezzo, immagino anche chi ci ascolta, quindi grazie ancora grazie, Fabio ciao a presto.