#14

Anche i “near miss” insegnano
Intervista con Enrico Bonino

In questo episodio abbiamo avuto il piacere di ospitare Enrico Bonino, guida alpina di grande esperienza, per parlare di un fenomeno tanto affascinante quanto pericoloso in montagna: i near miss.
Enrico ci ha portato a conoscenza di un episodio in particolare, un crollo impressionante di una cascata di ghiaccio in Valle d’Aosta, che per fortuna non ha avuto conseguenze tragiche. La sua passione per l’arrampicata su ghiaccio e misto e il cammino intrapreso per diventare guida alpina ci hanno fornito spunti unici per comprendere meglio il mondo dell’alpinismo e le sue sfide.

Ascoltate come Enrico ci illustra l’importanza delle valutazioni ambientali prima di affrontare una scalata, condividendo aneddoti e lezioni apprese durante la sua carriera. Vi racconteremo di come l’osservazione delle condizioni meteo e la consultazione dei bollettini nivometeorologici siano strumenti indispensabili per garantire la sicurezza in montagna.

Ecco come si presentava la cascata Repentance in Valnontey il 29 febbraio, poche ore prima di collassare completamente.
Si intravede l’alpinista impegnato nella salita del primo tiro.

Enrico Bonino Guida Alpina

Trascrizione dell'episodio

Fabio (00:00:27) – Benvenuto a questo episodio di dinamica a Enrico Bonino che si è dichiarato disponibile e questo il fatto che sia qui ha mantenuto la parola anche per realizzare insieme un episodio che non riguarda propriamente un incidente ma riguarda quello che in termine tecnico viene chiamato near miss. Ma su questo magari dopo torniamo sull’argomento con un po di più di calma. Intanto grazie Enrico di essere qui.

Enrico (00:01:03) – Grazie a voi dell’invito.

Fabio (00:01:06) – Allora io in realtà prima di passare alla solita classica scaletta vorrei un attimo introdurre e presentare questo episodio, in particolare la sua struttura. Questo episodio nasce come una mia iniziativa in quanto ho letto su un un post Facebook che frequento sempre meno, ma i canali i gruppi Facebook sono sempre uno spunto interessante di di discussione.

Fabio (00:01:31) – Ho letto un post di Enrico nel quale faceva alcune considerazioni su un crollo di una cascata avvenuta in Valle d’Aosta, ma dopo lui ci spiegherà meglio i dettagli e da qui mi è venuta voglia di provare a contattarlo per chiedergli appunto se era disposto a condividere con noi alcune di quelle considerazioni che aveva scritto in quel post, che io ho trovato molto interessanti e molto pertinenti con la logica che sta dietro questo podcast. Quindi Enrico, di nuovo grazie. Allora ti lascio, come da tradizione, un po di tempo per raccontarci di te, della tua storia e del tuo lavoro, anche perché arriveremo a parlare anche di quella, immagino. Quindi ti lascio la parola.

Enrico (00:02:13) – Ora io sono appunto Enrico Bonino. Sono una guida alpina a tempo pieno da quasi vent’anni. Origini piemontesi, ma mi sono trasferito in Val d’Aosta per ovvi motivi di praticità lavorativa. Diciamo che il mio interesse, la mia attività si sono sempre focalizzati sul misto e sulla arrampicata sul ghiaccio e sul misto in alta montagna. Nel corso degli anni ho svolto tanta attività qui in Val d’Aosta sulle cascate di ghiaccio e quindi diciamo posso dire di avere una buona esperienza, anche perché ho sempre svolto sia il lavoro che la mia attività da amatore, con grande curiosità non soltanto fine a se stessa per.

Enrico (00:02:58) – La performance ma anche proprio con la curiosità di di capire il perché delle cose. Ho deciso di diventare Guida alpina quando avevo 15 anni. Per puro caso un’esperienza di studio negli Stati Uniti mi ha diciamo fatto partire l’embolo come si dice in gergo molto parlato. Ecco. Da un giorno all’altro ho deciso che volevo fare questo nella vita e ho sempre perseguito questo obiettivo. Finché nel 2006 non ho non ho coronato questo sogno e da allora svolgo il mio mestiere di vita alpina a tempo pieno, accompagnando i miei clienti in giro per il mondo. Ho fatto anche tante spedizioni, ma soprattutto qui nelle Alpi, nella zona della Val d’Aosta e del Monte Bianco.

Fabio (00:03:40) – Infatti ho visto, cercando un po di informazioni su di te, come faccio di solito, visto che c’è anche un libro in giro con di cui sei coautore, che riguarda proprio le vie, alcune vie sul versante italiano del bianco, mi pare.

Enrico (00:03:53) – Allora sì. E in realtà è un’esperienza estremamente recente. L’anno scorso ho avuto la fortuna e l’onore di entrare a far parte dell’equipe di Franco Damilano, nonché noto precursore dell’arrampicata su ghiaccio a livello europeo, che appunto ha una casa editrice e è autore di questa collana di libri che racchiudono tutte le vie di roccia in ambito alpinistico del massiccio del Monte Bianco.

Enrico (00:04:18) – E l’anno scorso un confronto su in realtà è diventata una una priorità di intenti ci ha portati a collaborare adesso abbiamo fatto uscire il tomo cinque che comprende tutto il versante italiano del Monte Bianco della della Valle dei Laghi e quest’anno siamo già al lavoro con il tomo numero sei che coprirà tutta la valle.

Fabio (00:04:43) – Ottimo, perfetto, molto interessante anche se magari appunto per un momento abbiamo lasciato l’acqua all’ambito ghiaccio, però credo che comunque sia ghiaccio si roccia e misto quindi insomma ci siamo in parte dai ancora quindi io di nuovo torno un attimo sull’argomento Nimis perché magari è un concetto che mi piace voler ribadire prima di andare oltre e di fatto quello che di cui parleremo in questo in questa intervista è proprio un quasi incidente cioè un evento che si è verificato un evento negativo che però per fortuna per una serie di motivi casuali non ha prodotto danni né alle persone né alle cose che è questa la differenza un po tra un vero e proprio e un un infortunio o un incidente. Queste sono terminologie anche che derivano un po dal dall’analisi del rischio in altri anche in altri ambiti quindi questo per questa piccola precisazione per che adesso vorrei chiederti un po di descriverci che cosa è successo quindi qual è stato l’incidente cioè qual è stato questo evento negativo che per fortuna non ha causato danni alle persone.

Enrico (00:05:52) – Allora io intanto aggiungerei un aggettivo a questo tua introduzione che. Invita a contrastare l’evento negativo e ti dico evento naturale. Perché? Perché le cascate di ghiaccio, come dice il nome, sono formate dall’elemento naturale ghiaccio. E il ghiaccio. Sappiamo bene che quando fa freddo gela e quindi si forma, ma quando diventa caldo si scioglie. Allora la cascata di ghiaccio che cos’è? Non è altro che le cascate che vediamo scorrere fluire durante l’estate, che durante l’inverno gelano creando una grandissima massa glaciale che ha un peso incalcolabile a seconda poi della dimensione della stessa. E quindi che cosa è successo? È successo quello che succede tutti gli anni a diciamo verso la fine della stagione dell’arrampicata su ghiaccio ovvero che una cascata molto famosa della Valle d’Aosta che si chiama reptans che si trova nella valle di Cogne. D’improvviso è crollata e si è frantumata al suolo, spargendo i detriti per centinaia e centinaia di metri lungo il pendio che conduce alla base di questa cascata. Perché un incidente mancato? Perché, appunto, le cascate di ghiaccio d’inverno sono frequentate da gli alpinisti.

Enrico (00:07:23) – E quel giorno, a distanza di pochissime ore, ci siamo riusciti a racchiudere veramente, forse in sé il sette. Alla base di questa cascata si trovavano delle cordate che come obiettivo avevano proprio quello di salire questa cascata che si chiama Rete trans.

Fabio (00:07:42) – Quando è avvenuto questo evento?

Enrico (00:07:45) – Il crollo è avvenuto il primo di marzo, credo nella notte o nel pomeriggio tra il primo di marzo e il due mattina.

Fabio (00:07:55) – Quindi questa. Infatti nel tuo post su Facebook c’era una foto ripresa il 29 febbraio che quest’anno è bisesto esatto in cui c’è una persona che scala questa questa cascata quindi che mi pare nel primo tiro della cascata esattamente e dopo magari questa questa foto come faccio di solito la rendo pubblica o sui social o sulla pagina relativa a questo episodio nel sito della dinamica. Quindi stiamo come dici tu giustamente parlando di di poche ore perché il crollo è avvenuto il giorno dopo questa cosa in realtà l’abbiamo chiamata anche proprio near Miss perché parlandone un po insieme prima di fare questa di questa intervista tu mi raccontavi che sei venuto a conoscenza del fatto che ci fossero anche delle cordate il giorno stesso del crollo che erano indirizzate a scalare quella cascata.

Enrico (00:08:47) – Sì allora diciamo che io il due di marzo mi sono recato in zona per salire un’altra cascata e nelle vicinanze con una cliente e appunto ho constatato questo crollo. Dopo di che confrontandomi con dei colleghi anche d’Oltralpe francesi insomma mi mi hanno chiesto loro di raccogliere delle informazioni in merito a uno studio proprio sul comportamento delle cascate di ghiaccio che loro stanno facendo. Interessava capire un attimino la dinamica di quello che era successo no. Di avere delle informazioni di prima mano gente che ha detto questa cascata nei giorni precedenti per provare a capire se aveva dato dei siriani insomma che cosa avevano riscontrato gli arrampicatori. Quindi se il 29 mattina c’era una cordata che scalava questa cascata io il punto mi arriva da queste informazioni che ho raccolto in Uno mattina ci sono alcune cordate che fanno l’avvicinamento verso la statale e che in tal. E valutano che l’avvicinamento sia troppo pericoloso per la quantità di neve presente sul pendio. Ne percorrono comunque gran parte di questo pendio, perché la foto che io ho ricevuto è una foto presa abbastanza da vicino e della foto inerente al 1.º marzo mattina.

Enrico (00:10:17) – Queste cordate. Da quanto riferito in IT notizie passate non sono constatate da me personalmente. Ovviamente io non ero lì, quindi queste cordate decidono di non attaccare la casta valutando in realtà l’avvicinamento pericoloso. E quindi tornano indietro. Da lì a poche ore la cascata collassa e crolla tutta di un pezzo. Immaginatevi un grande muro di ghiaccio verticale o strapiombante, alto circa 110 metri, che collassa di colpo completamente, senza lasciare pezzi in giro. Questo grande muro cosparso di ghiaccio si ritrova tutto scoperto e tutti i detriti che cadono fanno partire una grande valanga che percorre tutto il pendio fino a valle.

Fabio (00:11:16) – Credo che non sia necessario sottolineare gli effetti che avrebbe avuto una cosa del genere su un paio di cordate che in quel momento si fossero trovate a scalare la cascata. Quindi direi che lo possiamo lasciare immaginare.

Enrico (00:11:27) – Certo che anche se si fossero trovati nel canale.

Fabio (00:11:31) – Quindi anche in discesa quindi anche il tempo che che che richiede la salita e la discesa di una di una cascata come quella rientra perfettamente nel momento in cui la cascata è veramente crollata anche se l’istante esatto non lo sappiamo però esatto.

Enrico (00:11:47) – E a questo secondo me ci ricolleghiamo poi dopo quando parliamo di ambiente non solo di tecnicità della scalata.

Fabio (00:11:55) – Ok certo quindi questo di fatto è il racconto che normalmente in un episodio normale sarebbe il racconto dell’incidente quindi a questo punto ci troveremmo con una cordata o con degli scialpinisti in difficoltà. E questo è anche il momento in cui io di solito appunto, chiedo di valutare quali sono gli errori che sono stati compiuti e che hanno portato poi all’incidente. In questo caso, ripeto, l’incidente non c’è. Però nel tuo post su Facebook c’erano diverse considerazioni che riguardano proprio la struttura della cascata, come appariva nella foto che hai condiviso e come immagino apparisse anche a te quando sei ti sei recato i giorni prima per per vederla e quindi vorrei chiederti di così un po per noi riepilogare quelli che sono gli elementi, i fattori di i segnali anzi soprattutto di pericolo che possono venire da un da una cascata e che possono far valutare quindi che non è il caso di salirla non tanto perché come hai detto tu c’è il pericolo del pendio valanghe che può essere comunque un pericolo da valutare quanto il pericolo era proprio dato dalla struttura della cascata di per sé.

Enrico (00:13:11) – Allora appunto, possiamo dividere le valutazioni in analisi della cascata stessa che andremo a salire. E poi c’è l’analisi delle componenti ambientali. Allora, visto che abbiamo parlato di fotografia, quindi abbiamo un dato certo alla mano mi è sembrato utile appunto condividere con il pubblico delle valutazioni che si sarebbero potute fare ma soprattutto che si potranno fare in futuro quelle persone che avranno voglia di mettersi in gioco e capire dare degli spunti utili appunto per evitare eventualmente futuri miei amici o futuri incidenti concreti. Per cui cosa possiamo analizzare su una cascata di ghiaccio? Quando la vediamo ci troviamo di fronte. La prima cosa che appare ovvio analizzare è il colore della cascata. La cascata, tendenzialmente, per essere reputata solida, comunemente deve avere un colore azzurro bluastro, ma non a spot, ma tutta la struttura deve avere un colore abbastanza omogeneo sull’azzurro. Se il colore, per esempio è biancastro, già dobbiamo drizzare le antenne, perché questo vuol dire che la materia ghiaccio che compone la cascata è già in via di trasformazione. In chiamiamola neve. Neve solida non è proprio neve, ma è un forte segnale che i cristalli di ghiaccio.

Enrico (00:14:43) – La struttura sta cambiando profondamente perché il sole la colpisce, perché le temperature sono alte, perché c’è il vento che ha lavorato, il ghiaccio perché c’è dell’acqua che cola. Per tanti motivi, ma il colore è veramente il primo indizio che abbiamo guardando una. Quali altri indizi possiamo avere? Possiamo vedere, osservare se sulla struttura sono presenti delle fessure, delle fessure orizzontali, vuol dire che la struttura da qualche parte si è staccata da se stessa, ha formato una crepa e quindi si è mossa. Vuol dire che la struttura non è più così ben agganciata alla parete che sta dietro, oppure non è così ben sostenuta dalla base che si trova appunto alla base della cascata.

Fabio (00:15:34) – Stessa E nella foto? Scusate, interrompo nella foto questa cosa si vede, mi pare che avevi fatto, avevi citato proprio il Fatto, hai fatto notare che nella foto si vede, si vedono queste due fessurazioni rispetto alla persona che sta scalando.

Enrico (00:15:47) – Allora quelli sono ancora cose diverse. Diciamo che da un report recente si sapeva che alla fine del terzo tiro c’è una grossa crepa.

Enrico (00:15:58) – Quello che si vede molto bene nella foto sono dei. Buchi in giro per la struttura. Che cosa vuol dire? Vuol dire che ci sono degli spot dove il ghiaccio ma anche si vede la roccia dietro oppure delle fessurazioni ma diciamo compiute. Cosa vuol dire vuol dire immaginiamoci questa cascata perché è molto esemplare come se fosse un albero di Natale con le palline di Natale appese ai lati. Ecco queste palline come se fossero tante candelette di ghiaccio. Okay? Nella foto che ho pubblicato si vede molto bene che tante di queste palline, tante di queste candelette, non ci sono più e hanno lasciato spazio a un trancio netto. Se ne vedono tanti di tranci netti su questa foto. Questo è un chiaro segno che la cascata in disgregazione naturale. Ci sono posti dove l’arrampicatore non passa, dove non colpisce con la piccozza, per cui sono pezzi di ghiaccio, colonnette di ghiaccio che si sono staccate in modo naturale. Questo succede tendenzialmente solo quando la cascata è in disgregazione. L’altro punto segni, abbiamo detto sono questi buchi che si vedevano nei pressi dell’arrampicata del 29 febbraio e che un altro sintomo del fatto che la cascata si sta disgregando.

Enrico (00:17:23) – Un altro segnale assolutamente importante in realtà si trovi non nella foto ma in un post, anzi di più. Post antecedenti il crollo dove qualcuno scriveva Ah sì, cascate in buone condizioni, c’è un po d’acqua che scorre dietro, ma ghiaccio è molto bello. Qua c’è proprio per. Per chi è del mestiere. Ovviamente è quasi da infarto leggere una frase del genere, perché tu stai scalando una cascata di ghiaccio che dovrebbe essere molto ben ancorata alla roccia e mi stai dicendo che in buone condizioni, Ma c’è dell’acqua che scorre dietro e contro. Senso incredibile ed è un segnale assolutamente premonitore di un possibile crollo su una struttura soprattutto di queste dimensioni, di questa verticalità. Per cui già solo guardando la cascata il 29 di febbraio, il 25 di febbraio, i giorni precedenti si poteva intuire che c’era qualcosa che non andava e che sarebbe andato molto male da lì a poco.

Fabio (00:18:33) – Questo anche perché credo, se non ricordo male, che il meteo non abbia contribuito, perché potrebbe essere che magari dal 25 al 29 c’è una fase di recupero.

Fabio (00:18:41) – A parte che penso sia molto raro, però in particolare in quei giorni, se non ricordo male, il meteo aveva anche contribuito.

Enrico (00:18:48) – Allora il meteo non è stato assolutamente favorevole in quei giorni diciamo che allora l’arrampicata su ghiaccio collegandoci un attimino a quelle che sono anche le componenti ambientali perché purtroppo non si possono scindere dalle valutazioni generali di di una salita il meteo può recuperare magari sulla struttura della cascata a gennaio quando non ci sono grossi sbalzi termici quando comunque il trend è molto freddo a fine febbraio ormai gli sbalzi termici sono talmente alti dal mattino alla sera o comunque nelle 24 ore che anche se fa 3 ore di freddo intenso non servono più a niente. Anzi, questi grossi sbalzi possono proprio contribuire all’indebolimento della struttura della cascata, cosa tipica del fine stagione. Però è anche una cosa fondamentale a cui fare attenzione. Quindi chiamiamola col suo nome lo storico della meteo, delle settimane, non dei giorni, ma delle settimane e dei mesi antecedenti alla nostra salita è fondamentale da conoscere. E lo è sempre di più perché il clima sta cambiando a tutti gli effetti.

Enrico (00:20:07) – Stiamo avendo anche a gennaio, per dire quando dovrebbe essere veramente il momento più freddo dell’anno. Abbiamo dei periodi molto caldi, molto secchi, con degli sbalzi termici da aprile, ma siamo a gennaio. Tutti questi sbalzi termici, tutto questo andamento della meteo quindi degli agenti atmosferici anche perché ci siamo trovati a gennaio con la pioggia in alta montagna. Tutti questi aspetti incidono sulla tenuta della struttura di una cascata di ghiaccio per cui sì, sta diventando sempre più difficile valutare le condizioni di sicurezza di una salita. Sta diventando molto difficile anche per noi professionisti che viviamo in montagna tutti i giorni che siamo tutti i giorni sul. Io credo di essere una delle guide alpine in Italia che lavorano di più sulle cascate di ghiaccio. E anche per me sta diventando oggettivamente difficile. Ho la fortuna di vivere sul territorio e di avere curiosità e quindi di fare attenzione quotidianamente ai piccoli cambiamenti. E anche vero che gli amatori tante volte arrivano da lontano, non sono del territorio di Roma, del loro obiettivo finale e quindi per loro è ancora più difficile.

Enrico (00:21:26) – Le condizioni ambientali sono le prime a dover essere valutate. Io quello che dico sempre è che quello che ho scritto anche nel post il grado tecnico di una cascata dovrebbe essere l’ultima delle valutazioni che uno va a fare quando decide di scalare qualsiasi cosa. Le prime valutazioni che uno deve fare sono quelle ambientali e partono tendenzialmente a casa. Da casa si possono consultare i bollettini meteo, i bollettini valanghe. Oggi abbiamo dei bollettini che ci dicono in tempo reale quanti metri e quanti centimetri di neve sono caduti a tutte le quote. Abbiamo degli strumenti di valutazione pazzeschi anche per gli amatori, non solo per i professionisti. Queste informazioni sono accessibili a tutti. Poi si arriva al parcheggio, ci si guarda intorno. Ci sono tante cose che possiamo valutare durante l’avvicinamento a una cascata di ghiaccio che ci saranno molto utili durante la salita. Una cosa che io insegno sempre ai miei clienti è Cogne, diciamo in una valle esemplare per questa cosa qua. Quando io vado a scalare una cascata come si trova nella Val Monte. Parto la mattina presto, arrivo all’attacco, mi cambio.

Enrico (00:22:45) – Di solito fa molto freddo, sono all’ombra, comincia a scalare, dico cavolo, qua fa veramente freddo, sono all’ombra. Meglio di così Sono assolutamente tranquillo. E invece no. Perché? Perché sopra la cascata del sole c’è un pendio e un conoide di neve che convoglia tutta la neve che potenzialmente cade di circa 1000 metri e che prende il sole alle 07:00, quando noi siamo giù a girarci il sedere scalando i primi chili di questa cascata pensando di essere nell’inverno più freddo che ci sia. 1000 metri più su c’è un pendio che scalda fortemente perché toccato dal sole molto presto la mattina. Allora quando io sono alla base della cascata questo non lo posso vedere. Ma quando io faccio l’avvicinamento sì. Quando io arrivo in macchina lilla per esempio, io vedo tutti i pendii che stanno sopra gran parte delle cascate che quel giorno potrei salire. E quindi importante che io già dalla macchina faccio delle valutazioni ambientali molto accurate perché io poi mentre sto scalando quella fetta di ambiente lì non la vedo più. Per cui se non ci ho fatto attenzione prima mentre scalo mi sentirò falsamente al sicuro.

Fabio (00:24:12) – Sì, questo questo rientra un po nel in tutti i consigli e suggerimenti che si danno per quanto riguarda l’aspetto niveo meteo, quindi non solo il bollettino, come giustamente tu mi permetto di aggiungere da scialpinista anche il bollettino meteo con le relative problematiche del bollettino del bollettino meteo soprattutto appunto riscaldamento tipo di di valanghe potenziali che quindi possono essere anche solo legate al sovraccarico umano che in quel caso non c’è oppure come dici tu quelle legate al riscaldamento e quindi sono tutti aspetti che però si maturano nel tempo mi pare che c’era questa tua considerazione finale anche appunto nel post che è un po quello che stai dicendo adesso che vanno al di là della preparazione atletica, ma sono più legate a una preparazione, a un termine che anche tu hai usato prima, una preparazione di tipo ambientale.

Enrico (00:25:08) – Assolutamente. Hai detto tra l’altro una cosa estremamente interessante hai menzionato l’atletismo. Ok, l’atletismo secondo me è una delle problematiche da affrontare oggi. Perché? Perché ormai la parte atletica dell’alpinismo e ciò che oggi va di moda c’è poco da fare, ciò che attira gli sponsor e ciò che fa notizia.

Enrico (00:25:35) – Non gliene frega niente a nessuno, a nessuno sponsor o a nessuna tv o a nessun sito di parlare di quanto è stato faticoso il so l’avvicinamento oppure la ritirata perché c’era tanta neve, quindi le condizioni erano avverse. No, quello che fa notizia è quanto ci si mette a salire una determinata montagna, quanto scalato, slegato la determinata cascata. Non si parla più di educazione alla montagna, di educazione all’alpinismo ed educazione ambientale e questo è un grosso problema secondo me del diciamo dell’era moderna degli apicoltori degli alpinisti perché questo combinato assieme al mondo dei social ha proprio distrutto l’educazione alla montagna. Una volta perché si andava e ci si provava magari 5 o 6 volte prima di salire una determinata cascata. Perché non avevamo informazioni precise. Si andava, si valutava, si pensava. Certo, magari la prima volta si prendeva un po più di rischio perché non si avevano determinate informazioni. Ma a forza di andare, di osservare con curiosità, con interesse quello che succedeva intorno a noi, ci facevamo quella che si chiama esperienza. L’esperienza e il senso critico di valutazione di ciò che ci sta intorno.

Enrico (00:27:05) – Oggi purtroppo c’è questa cattiva educazione all’alpinismo, allo sport di montagna, dovuto appunto dall’era, dall’era social e dall’uomo che ci va dietro. Perché anche noi sui social troviamo la pappa pronta fondamentalmente, e quindi nel momento in cui troviamo la pappa pronta si spegne il senso critico, si spegne la curiosità e ci viene in realtà stimolata la voglia di riuscire a fare una determinata.

Fabio (00:27:39) – E di emulazione, anche probabilmente.

Enrico (00:27:41) – Di emulazione. Bravissimi, bravissimi. Per cui sì, la sera prima leggo sui social report e in ottime condizioni. Io sono certo che il 95% delle persone che lo leggono che il giorno dopo vanno a rete per saliva non si sono neanche posti il problema sarà sicuro sarà cambiato qualcosa? Da ieri il meteo è diverso, la struttura può essere diversa. Queste persone qua purtroppo spengono il cervello nel momento in cui leggono. La cascata è buona ed è un processo tante volte inconscio e inconsapevole, che però purtroppo è pericoloso e molto pericoloso.

Fabio (00:28:27) – Tu prima hai citato giustamente la gente che che viene da lontano. A questo si aggiunge sicuramente il fatto che chi non è come te è un professionista della montagna.

Fabio (00:28:35) – A molto probabilmente il sabato e la domenica a disposizione e quindi questo fatto di andare su sui social o comunque sui canali dove vengono rese pubbliche le condizioni e attingere direttamente da lì senza farsi nessuna domanda e anche legata a quel fatto di non avere la possibilità, o meglio la possibilità ci sarebbe, ci dovrebbe essere, ma per una serie di meccanismi legati come abbiamo detto prima, alla necessità di riuscire, c’è la necessità di andare a colpo sicuro. Non ci si può permettere l’esperienza di dire ok, torno indietro oppure ma secondo me banalmente vale sicuramente di più per l’arrampicata e meno magari per uscire benissimo però anche quella di predisporre un piano B cioè ho deciso che vado lì l’obiettivo è quella cascata perché ho letto la relazione di quello. Poi quando arrivo lì e scopro per qualche motivo che non è in condizione oppure banalmente che tutti quanti hanno letto la mia stessa relazione quindi ci sono dodici cordate all’attacco sono continua a restare lì perché non ho preparato la possibilità di fare qualcos’altro in quella zona eccetera quindi anche questo è legato sempre al discorso della dell’esperienza e della preparazione ambientale che abbiamo detto assolutamente.

Enrico (00:29:45) – Quindi il consiglio che io do a chiunque. E quello di. Avere la voglia e soprattutto la pazienza di formarsi a dovere. Questo non vuol dire comprare dei pacchetti delle elezioni a destra a sinistra con sto facendo pubblicità alle guide alpine. Formarsi lo si può anche fare da soli. Tanti di noi hanno cominciato da soli. Oggi per fortuna ci sono diciamo più possibilità di rivolgersi a istituzioni, professionisti e quant’altro. Quando ero piccolo io sì, c’era solo il CAI ma in realtà cosa si faceva? Si andava tra amici, si picchiava il naso e si tornava indietro perché si aveva voglia di tornare a casa vivi. L’obiettivo non era quello di spingere al limite a tutti i costi, era quello di passare una bella giornata in montagna. No, però lo si faceva con senso critico, quindi anche da soli ci si può formare. Intanto all’educazione ambientale ci si può far male da soli. La tecnica ce la deve insegnare qualcuno. Per forza, però con la curiosità, con la voglia di imparare, con la voglia di capire cosa ci succede intorno, possiamo comunque fare esperienza ed esperienza.

Enrico (00:31:07) – È la base della sicurezza di qualsiasi attività praticata in montagna, perché stiamo parlando di montagna, ma in realtà di tanti altri campi e storie.

Fabio (00:31:19) – Sì, sì, sono totalmente d’accordo. Infatti sono contento che l’abbia detto tu, perché come dico sempre, magari è meglio se lo dice, le cose le dice qualcuno che ha più esperienza, magari di me però condivido al 100% e niente, io ho esaurito. Beh no, in realtà ne ho accennato velocemente prima forse magari possiamo tornare sopra velocemente al discorso dei cambiamenti climatici qual è la tua la tua esperienza appunto da professionista e soprattutto professionista di un’attività che è molto sensibile a questo aspetto che riguarda appunto le cascate di ghiaccio e quindi se vuoi dirci un po più due parole, quello che stai vedendo tu negli ultimi dieci anni.

Enrico (00:31:59) – Ma negli ultimi dieci anni o anche solo cinque, questo processo di cambiamento climatico sta avvenendo a dei ritmi che fanno appannare la pelle Oggettivamente. Persino io che sono in montagna tutti i giorni vedo dei grossi cambiamenti. Di solito quando si è nello stesso posto proprio quotidianamente ci si accorge di meno.

Enrico (00:32:22) – No? Quando ci si ripresenta sullo stesso posto, a distanza di tempo è più evidente vedere un cambiamento. In realtà no, lo si vede quotidianamente, lo si vede. Ad esempio, ormai è raro che d’inverno nevichi senza vento. Cioè negli ultimi dieci anni la quantità di vento dei giorni di vento durante l’anno sono cresciuti in modo esponenziale. Io parlo qua del nord ovest delle Alpi cioè perché la zona che che frequento di più e del quale posso parlare con cognizione di causa già soltanto il lavoro del vento sulla neve è basilare e strutturale per quello che saranno poi le condizioni delle settimane dei mesi a venire no.

Fabio (00:33:06) – Perché costruttore di valanghe.

Enrico (00:33:08) – Esatto e costruttore di valanghe perché Perché modella i fiocchi di neve con tutta una serie di forme particolari e rende magari degli strati nevosi instabili sui quali cadranno altri strati di neve instabili e quindi in condizioni neanche troppo particolari si staccheranno delle valanghe. Insomma. Questo per dire che il contesto sarà meno stabile, meno sicuro, no? Allora, per riassumere, il cambiamento climatico c’è, è forte e repentino e quindi fa sì che non ci sia più nulla di certo.

Enrico (00:33:48) – Io dieci anni fa sapevo che nel tal mese dell’anno potevo fare la determinata salita. Ok, ma adesso faccio un esempio a caso era il mese delle pareti. Adesso magari quella stessa parete nord che di solito si faceva a maggio si fa a gennaio ci. La salita che prima si poteva fare d’estate, adesso si è obbligati a farla d’inverno perché il cambiamento climatico ha proprio cambiato radicalmente il terreno. Per cui, essendoci oggi molte meno certezze. Di quello che andremo a trovare. E ancora più fondamentale formarsi, fare esperienza e informarsi prima di andare a compiere una determinata scelta.

Fabio (00:34:42) – Anche su questo, su questo hai qualche indicazione? Ho visto che c’erano dei tuoi consigli, che sono un po quelli classici e quindi vorrei un po ribadirle. Approfittane anche per ribadire a chi da qua dovesse partire, a chi chiedere informazioni, proprio perché non si può più fare affidamento su di noi professionisti.

Enrico (00:34:59) – Ormai siamo disponibilissimi a fornire informazioni. Io tante volte in stagione sono un centralino telefonico a tutti gli effetti. Preferisco spendere 5 minuti del mio tempo e dare dei buoni consigli piuttosto che vedere poi degli incidenti che si potevano evitare, ma anche solo amici, magari esperti, che vivono nella zona dove vogliamo andare a scalare.

Enrico (00:35:22) – E fondamentale raccogliere il maggior numero di informazioni possibili, affidabili. Se posso permettermi, le informazioni che si trova sui social sono da considerarsi inaffidabili a priori perché non conosciamo la persona che le ha scritte, non conosciamo realmente le condizioni che lui ha trovato, perché comunque sono tutte interpretazioni personali. Purtroppo l’alpinista novizio che se gli va bene la giornata alla sera le condizioni su internet erano spettacolari. Sicuramente l’ha scritto anche quello che ha salito a repentaglio il 29 mattina che le condizioni erano perfette. Il giorno dopo però è crollata. Questo non lo dico per fare polemica, lo dico perché purtroppo queste sono le dinamiche che ci sono sui social.

Fabio (00:36:13) – Sì, sui social che poi si portano dietro però anche tutte le dinamiche legate al. Ne abbiamo già parlato più volte in questo podcast mi piace ribadirlo anche in questo caso per dimostrare che non è un problema che riguarda solo lo scialpinismo anche quello delle trappole euristiche. Quindi le convinzioni e l’obiettivo che ci siamo dati con l’obiettivo come dicevo prima e quindi restiamo su quell’obiettivo anche se tutti i segnali che ci dà l’ambiente sono opposti e la laurea dell’esperto che poi magari in realtà non è un esperto perché appunto quello che ha scritto e che ha fatto le foto belle magari diventa automaticamente affidabile e esperto perché perché l’ha venduta bene magari però l’ha solo venduta bene non si sa esattamente da come da quali competenze arrivano.

Fabio (00:36:56) – Quindi io.

Enrico (00:36:57) – Se posso permettermi ancora un consiglio vai.

Fabio (00:37:00) – Vai.

Enrico (00:37:01) – O anzi è quasi un monito un suggerimento non lo so interpretiamo come vogliamo. Secondo me dovrebbe esserci più consapevolezza da parte di coloro che scrivono sui social. Che hanno una responsabilità verso il pubblico. Ok, i social sono pubblici, i siti di riferimento sono pubblici. Se io scrivo una vaccata oggi e qualcuno la legge e domani seguendo il mio consiglio, va a salire una determinata cascata o a fare una determinata esperienza in montagna. Il percorso è molto generale e non è legato solo al viaggio. Quella persona secondo me ha una responsabilità morale da qualche parte. Perché? Perché se quel post viene letto da tutti e io lo scrivo apposta perché la gente lo legga. Quindi secondo me dovremmo renderci un pochino più conto che quello che scriviamo sui siti dedicati ha una responsabilità da qualche parte. Certo, tu che leggi il mio, il mio post il giorno dopo dovresti accendere il cervello e fare le tue valutazioni. Ma se io oggi non sono obiettivo nello scrivere quello che scrivo, comunque un po di responsabilità in quello che succederà ce l’ho.

Enrico (00:38:18) – Questo è il mio punto di vista. Dobbiamo avere tutti un pochino più di consapevolezza, autocritica e responsabilità nello scrivere. Ecco che. Perché. Perché secondo me è fondamentale questa cosa qua perché dietro di noi dice parliamo sempre di social. Colpa dei social. Dietro i social chi c’è c’è l’uomo, c’è il singolo. E i social li facciamo noi, non si fanno da soli. Per cui la responsabilità di quello che c’è scritto sui social è nostra. Non è di una macchina infernale che è stata programmata per farci dispetti.

Fabio (00:38:53) – Bene, dobbiamo esaurito direi. Sì, effettivamente tutto quello che dovevamo dirci no. Grazie a te per la tua disponibilità. Poi, come sempre sulle note del dell’episodio metterò un po tutti i tuoi riferimenti. Quindi se qualcuno cerca anche una guida per avvicinarsi a questo, a questo ambiente, visto che dopo questa chiacchierata magari gli è venuto voglia, è un ambiente affascinante. Io l’ho frequentato per poco, però mi è stato sicuramente molto molto bello come esperienza e quindi sanno a chi rivolgersi soprattutto se sono zona occidentali ecco ti ringrazio molto.

Enrico (00:39:25) – E allora chiudo dicendo che dopo tutta questa chiacchierata di negatività globale le cascate di ghiaccio sono un’attività bellissima affascinante e che e che si può svolgere con un grande margine di sicurezza ma essendo il contesto di terreno d’avventura serve esperienza per poterlo praticare in sicurezza.

Fabio (00:39:49) – Perfettamente d’accordo e grazie di questa chiusura ulteriore. Grazie a te, Buona serata. Ciao.

Enrico (00:39:54) – Buona serata a tutti. Ciao.

Fabio (00:39:57) – Come ho detto all’inizio dell’intervista con Enrico, questo episodio nasce da una mia iniziativa personale. Sono stato io infatti a contattare Enrico a seguito di un post che lui ha messo su Facebook. Questa in realtà non è la modalità con la quale io immaginavo che si sarebbero creati gli episodi di questo podcast, affinché io possa continuare a rilasciare nuovi episodi. Quindi è necessario che chi là fuori ha subito un incidente in montagna e desidera condividere la dinamica con altri, mi contatti e si renda disponibile ad essere intervistato, appunto, e a raccontare il proprio episodio. Quindi è un invito che vi faccio personalmente perché se credete in questo progetto come me, l’unico modo per farlo andare avanti è proprio questo.

Fabio (00:40:49) – A presto.