#28

Il rinvio falso ma utile

con Federico Salvatori

Federico, un giovane umbro classe ’97, ci racconta come le sue prime avventure sui Monti Sibillini abbiano plasmato la sua passione per l’alpinismo.
Con solo due anni di esperienza alle spalle e senza il supporto del suo amico esperto Mauro, Federico si trova a confrontarsi con sfide che mettono alla prova non solo la sua resistenza fisica ma anche la sua capacità di prendere decisioni critiche in situazioni di alta pressione.


Lungo il cammino, ci narra di errori di orientamento e del coraggio necessario per affrontare una fessura incerta, facendo affidamento su un friend giallo incastrato per proseguire. È un racconto che svela quanto la preparazione mentale sia cruciale tanto quanto l’abilità tecnica nei momenti di difficoltà.

L’episodio prosegue con un racconto drammatico di un grave incidente di arrampicata. L’ospite condivide la sua esperienza di una caduta che ha portato a una frattura esposta e al conseguente soccorso in elicottero. Le sue parole ci guidano attraverso le sfide del soccorso, le comunicazioni difficoltose e le decisioni rapide prese per stabilizzare la situazione critica.

Riflettiamo insieme su come un evento così traumatico possa sconvolgere corpo e mente, ma anche su come la determinazione possa guidare il recupero e alimentare il desiderio di tornare a scalare.
Concludiamo l’episodio con uno sguardo verso il futuro, sottolineando l’importanza di essere mentalmente preparati e attenti ai segnali che la montagna ci manda.

Ringrazio Riccardo Bonanomi che mi ha segnalato questo video dicendo che, verso la fine, si parla anche del falso rinvio (minuto 6:24).

Non entro nel merito sulla reale utilità di questi tutorial, ma sulla parte del “falso rinvio” ci tengo a sottolineare alcune cose che compaiono nel video e che non mi quadrano:

  • il falso rinvio non si usa per “evitare che il peso gravi sul compagno” ma per consentire al reverso di lavorare come deve, cosa possibile solo se le corde escono a 180 gradi e non parallele, dal reverso
  • il falso rinvio va messo sempre nel vertice della sosta, non su uno degli ancoraggi (se l’ancoraggio dovesse cedere a seguito del volo, la funzione del falso rinvio verrebbe meno e la sosta sarebbe compromessa)
  • il falso rinvio dovrebbe essere un moschettone a ghiera, non un letterale rinvio, sempre nell’ottica di ridurre al minimo la probabilità di inconvenienti

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Trascrizione dell'episodio

00:00 – Fabio (Host)
Benvenuti a questo nuovo episodio della Dinamica, episodio che vede come protagonista il racconto di Federico, che ringrazio perché anche lui è uno, come altri in passato, che mi ha contattato per rendersi disponibile a condividere il suo episodio. Quindi, intanto, federico, grazie e benvenuto alla Dinamica.

00:20 – Federico (Host)
Grazie a te per avermi dato la possibilità di parlarne.

00:24 – Fabio (Host)
Ok, allora, come sempre, prima di tutto dici un po’ di te, soprattutto per la parte che riguarda la montagna.

00:30 – Federico (Host)
diciamo Sì, io sono un ragazzo umbro, classe 97,. Quindi ho 28 anni e ho cominciato a praticare alpinismo circa due anni fa. Inizialmente solo alpinismo invernale, poi ho cominciato ad arrampicare, poi fare le vie lunghe su roccia e dall’anno scorso anche sci alpinismo. Frequento principalmente Gran Sasso, sibillini e Terminillo. Venerdì 11 luglio ci trovavamo con Andrea, il mio compagno, in una via di roccia con un totale di 12 tiri da integrare parzialmente sui Sibillini. Per entrambi era la prima volta su quella via e fino a quel momento tutte le vie che avevo fatto sui Sibillini le avevo fatte con un amico che si chiama Mauro, che conosce molto bene quei itinerari. Pensavo quindi che con lui non avrei potuto avere problemi di orientamento. Quel giorno però Mauro non era potuto venire e quindi in qualche modo ho sentito vacillare la mia sicurezza. Non ero tranquillissimo quella mattina. Fila liscio, poi faccio io il secondo e anche questo va bene.

01:38
Sul terzo tiro parte andrea. Non era un tiro difficile, però la relazione diceva che la sosta doveva trovarsi a sinistra. Lui vede una sosta a destra in questo cammino e quindi gli chiedo attraverso la radiolina di controllare se magari ce n’era un’altra più avanti sulla sinistra. Sale troppo, quindi decido di tornare indietro, disarrampicando, e allungarsi alla sosta a destra che aveva trovato poco prima. Poi al quarto tiro.

02:19
La relazione del quarto tiro diceva di attraversare un canale, prendere una fessura. Il problema era che le fessure erano molte in quella sezione. Ci confrontiamo e comincio a salire, dal momento che era il mio turno per una di quelle fessure. Però mi rendo conto che la difficoltà era troppo sostenuta e di conseguenza pianto un chiodo e mi faccio calare. Nel fare questo abbiamo perso molto tempo, mi sono stancato molto e penso che questa, fra le altre cose, sia una cosa che mi ha destabilizzato. chiedo quindi a lui di partire per questo quarto tiro, perché io mi sentivo stanco. Lui lo fa bene, arriva in sosta e mi recupera.

03:01
Ci troviamo alla sosta del quinto tiro e doveva essere il mio turno al momento che il precedente l’aveva fatto lui. Leggo la relazione che cita dopo qualche metro di placca, affrontare la fessura, utilizzare un friend giallo. La relazione menzionava anche la presenza di chiodi. Dai precedenti ripetitori non so per quale motivo, ma in quel momento, quando eravamo nella sosta, avevamo dei dubbi sul fatto che quella separata di noi fosse la sosta, la giusta fessura da affrontare oppure meno. Noi dalla sosta vedevamo un friend giallo incastrato sulla fessura. Quindi mi sono detto, quindi ci siamo detti sarà sicuramente questa la fessura giusta del tiro qualche ripetizione ripetitore prima di noi ha posizionato il friend ed il secondo è passato e non è riuscito a toglierlo. Questo ci è venuto da pensare.

03:58
Quindi io parto mettendo un falso rinvio sulla sosta come prassi, che poi è quello che mi ha salvato la vita. Però ci arriveremo per la fretta, per l’ansia di finire il tiro, per tirare fuori dalle difficoltà, per il fatto che forse prima ero destabilizzato da diversi eventi. Non mi curo del fatto che quello fosse il tiro chiave e che andava affrontato con la giusta mentalità calma, attitudine tra virgolette presenza. Inoltre non mi curo di cercare su quel tiro i chiodi che erano menzionati all’interno della relazione. Metto questo falso rinvio, parto e la prima, la prima sezione era facile, quindi decido di non mettere nessuna protezione. Pensavo che il materiale fondamentalmente mi sarebbe servito sopra, quindi me lo tenevo sull’imbraco quando le difficoltà sarebbero state maggiori.

05:01
Posiziono un primo friend, pensando che fosse tra virgolette buono, posizionato correttamente. Poi salgo e ne posiziono un altro ricordo di aver pensato che quel secondo friend non fosse buono salgo di qualche metro, forse troppo, senza integrare. Succede che la fessura diventa troppo difficile per me e penso di mettere un’altra protezione e poi fermarmi per valutare la situazione. Purtroppo succede che nel mentre posizionavo questa, questa protezione, si stacca la roccia dove posizionavo tutto il peso. Io ero, diciamo, porgevo tutto il peso su quella roccia con con il piede destro, quindi quindi cado nel cadere. Nel cadere mi porto via entrambi i friend che avevo posizionato sotto, perché probabilmente ci sono volato troppo veloce, perché probabilmente erano troppo lontani e perché non erano perfettamente nella linea da cui sono volato, perché la fessura era un po’ in diagonale. Perché la fessura era un po’ in diagonale, succede che arrivo sotto la sosta del mio amico. Per questo che ho detto che quel falso rinvio è stata la mia salvezza ti interrompo un secondo per chiarire il volo che hai fatto.

06:17 – Fabio (Host)
Tu hai praticamente sbottonato, come si dice, le protezioni e sei finito sotto la sosta da cui sei partito esatto esattamente il tuo amico, con cosa ti faceva sicura?

06:28
il mio amico mi faceva sicura con un reverso non so di quale marca ma no, la marca non è avevamo due mezze corde, quindi con un reverso giusto perché dopo, magari, quando parleremo del pro e del contro di questo incidente, da citare anche questa manovra. Come giustamente hai detto tu, il falso rinvio è fondamentale e si è rivelato effettivamente fondamentale ma ne parliamo dopo. Dai che non vada rascurato che non vada rascurato assolutamente.

07:00 – Federico (Host)
Dicevo di che, secondo me, ho volato oltre 20 metri. Quando mi sono trovato appesa alla corda, avevo un dolore alla gamba, però in qualche modo mi sono sentito fortunato. Fortunato perché ero vivo. Avevo solo una gamba rotta. Mi sarei potuto rompere. Se avessi sbattuto la testa, la schiena, il collo, non so quali sarebbero state le conseguenze, anzi le so, ma non ci voglio pensare.

07:31
Mi piace questa attitudine dente sosta, lui si cala, facendo attenzione che non arrivassero sassi sopra di me, mi raggiunge, mi offre conforto, mi aiuta a medicare le brutte ferite. Io in qualche modo mi tranquillizzo, mangio, bevo qualcosa e insieme aspettiamo il soccorso alpino. Tra parentesi, noi abbiamo chiamato il soccorso alpino due volte. C’era campo, però qui là non rispondeva nessuno. Quindi quello che abbiamo fatto noi è stato chiedere a degli escursionisti sotto di noi, 100 metri sotto di noi, di chiamare il soccorso alpino, e quindi questa è stata una fortuna per noi quindi non siete riusciti a mettervi in contatto direttamente dalla parete.

08:24 – Fabio (Host)
Che numero avete fatto? 112? ah, ok, interessante e nonostante prendeva ad entrambi ma quindi squillava, e non hanno risposto squillava e non rispondevano ah, però interessante, bisogna andare un po’ a fondo di questa cosa.

08:41 – Federico (Host)
Comunque, quelli sotto poi sono riusciti invece a contattarli, loro sì, loro poi si sono messi in contatto col soccorso alpino. Il soccorso alpino ha fatto le domande di rito per sapere la situazione. Si sono fatti male entrambi? è cosciente colui che è caduto, cosa si è rotto, colui che è caduto e dove si trovano, eccetera, eccetera e queste domande però le hanno fatte agli escursionisti sotto la parete. Sì, gli escursionisti parlavano con il soccorso alpino e loro ci urlavano le domande, a noi, e noi rispondevamo Mamma mia, che situazione un po’ strana.

09:20
Decisamente non hanno neanche provato a richiamare uno di voi hanno chiamato direttamente loro e con una chiamata tramite questi escursionisti siamo riusciti a comunicare vabbè ok, una roba buffa, andiamo avanti finalmente arriva l’elicottero.

09:41
Non so quantificare il tempo perché in quei momenti non pensavo a quanto tempo passava. Ero con una gamba rotta. Arriva l’elicottero e il soccorritore si fa calare con il verricello sotto di noi, noi. Mi raggiunge, io chiedo di assicurare il tecnico di soccorso alpino al mio compagno, attacca un moschettone alla corda, gli lancia la corda e lo assicura e lo fa arrivare alla sosta dove si trovava il mio compagno. Il soccorritore mi raggiunge e aveva portato con sé una specie di stecca per tenere ferma la gamba, mi immobilizza la gamba, mi porta alla sosta dove si trovava Andrea, che era 4-5 metri più sotto, zoppicando con l’altro piede e con il suo aiuto ci mettiamo in sosta in sicurezza, tutti e tre sulla stessa sosta.

10:38
Il soccorritorio dà il comando all’elicottero di verricellarci e quindi veniamo verricellati, io e il soccorritore sull’elicottero, prima di essere verricellato insieme a lui, il soccorritore chiede ad Andrea, al mio compagno, se lui fosse in grado di effettuare le calate in maniera autonoma e raggiungere la macchina. Quindi vabbè, mi segue il soccorso da parte del tecnico, la visita da parte dell’equipe medica e valutano di trasportarmi con l’elicottero all’ospedale di Ancona dove mi operano per una frattura esposta di tibia e perone alla gamba destra tu ti eri già accorto che si trattava di un’esposta.

11:27
Avevate già fatto un primo briefing sì, abbiamo tirato sul pantalone, abbiamo visto che perdeva tanto sangue e quindi quello che abbiamo fatto è stato fasciare la ferita con una gaza sterile e stringere il più possibile, perché perdeva tanto sangue e in più ci trovavamo in montagna per scongiurare il pericolo delle infezioni, anche un minimo di set di primo soccorso, di pari capire, bravi, ottimo, ok, quindi risultato tibia e perone esposti. intervento ovviamente si trattura esposta di tibia e perone alla gamba destra e, tra l’altro, molto, molto vicina alla caviglia.

12:14 – Fabio (Host)
Quindi ho iniziato da poco la mobilità per la caviglia si, infatti, una cosa che volevo, che non ho detto all’inizio, è, giustamente, il poco tempo che è passato dall’incidente. Quindi, a maggior ragione grazie di aver dato disponibilità, perché immagino che, insomma, rivivere la cosa a così poco tempo sia ulteriormente, insomma, un po’ uno stress, perché chiaramente, insomma hai ancora gli effetti su di te da gestire e quindi anche mentalmente non deve essere facile. Quindi va bene. Insomma, il recupero è andato alla fine bene, nonostante i problemi di comunicazione iniziale, e direi che a questo punto possiamo fare la solita fase che arriva a questo punto nei nostri episodi, che è quella di capire un po’ cosa c’è che non è andato per il verso giusto. Mettiamola così. Faccio una brevissima premessa.

13:04
Tante persone mi hanno fatto notare, giustamente, che negli episodi passati ci sono molti racconti di valanghe di neve e pochi racconti di arrampicata. Allora, il primo motivo è ovviamente che la mia passione è lo scierpinismo e la neve quindi è un ambito in cui mi sento anche più a mio agio a commentare gli errori o discutere con gli ospiti delle scelte fatte. L’altro motivo è che diverse persone mi hanno contattato per incidenti di arrampicata. In realtà anche il tuo inizialmente mi dava questa impressione, raccontandomi che mi è rimasta in mano una presa e sono volato E a quel punto la mia reazione è sempre ok, mi dispiace molto per l’incidente, però non c’è tanto che possiamo fare nel senso, tanto che possiamo analizzare scusa. Non volevo dire perché alla fine non c’è molto. Cioè una presa che si è staccata è un po’ sfiga. Rientra nei casi, ovviamente, nei pericoli oggettivi dell’arrampicata. Bisogna fare attenzione, cercare di limitarlo il più possibile. Però a volte purtroppo succede e non c’è molto da parlare e quello l’incidente dipende solo dalla sfortuna.

14:15
In quel caso, sì, esatto, in questi casi sono le poche volte che effettivamente l’unica….

14:21 – Federico (Host)
Non si possono valutare gli errori.

14:23 – Fabio (Host)
Esatto. Invece tu dici che comunque c’è stato un effetto nelle tue scelte, nel tuo modo di muoverti, legato a una serie di cose che quindi ti chiederei di condividere con te. Considerazioni a posteriori, ma neanche tanto perché appunto, stiamo parlando di una cosa relativamente recente, quindi sono convinto che tu sia ancora in piena fase di rivisitazione di tutto.

14:47 – Federico (Host)
Quindi, intanto dici un po’ quali sono le tue considerazioni allora io innanzitutto rispondo subito a questa ultima cosa che mi hai detto io penso di aver superato egregiamente il mio trauma a livello psicologico. Non posso affermare che l’ho superato, perché non posso dirlo c’è stato l’11 luglio e oggi è il 3 agosto. Non posso dirlo di averlo superato, ma sì, è il settembre, è giusto. Io ho avuto la fortuna di avere accanto a me, dopo essere stato operato, tante di quelle persone che mi hanno sostenuto, con cui ho potuto affrontare il mio incidente in maniera oggettiva e che mi hanno fatto prendere consapevolezza su quelli che sono stati probabilmente gli errori e le sfortune di quel giorno. Io inizialmente non riuscivo a comprendere quale fosse, perché era avvenuto, non riuscivo a darmi pace, però io sono veramente fortunato di averne colto, queste consapevolezze di cui parlerò. Io penso che quando succede un incidente in montagna è un mix di sfortune ed errori umani. Sulle sfortune, purtroppo non possiamo farci niente. Come dicevi tu, se si stacca una presa non è che Ci puoi ragionare più di tanto. Però sugli errori, sì, io penso che quegli errori fondamentalmente sono stati.

16:31
Innanzitutto, sia io che il mio compagno non abbiamo letto attentamente le relazioni, in particolare del quinto tiro. Io, come ho raccontato, in quel quinto tiro ci doveva essere la presenza di quei due chiodi. Io non mi sono messo a cercare quei chiodi presenti in via. Probabilmente non sarei volato fin sotto la sosta, ma avrei fatto un volo meno pericoloso se fossi volato su uno di quei due chiodi. Io ho commesso questo errore perché io in quel momento non ero presente. Mi sono fatto prendere da quella che era l’ansia, la fretta, il fatto di cercare di tirarmi fuori. Dalleavo che avevamo perso tempo, che c’erano da fare molti tiri e pensavo che fondamentalmente eravamo in ritardo. In più, ero stato destabilizzato da molte cose che erano successe prima.

17:39
La presenza mentale quel giorno non c’era perché quel mio amico esperto di vie sui sibillini, con cui avevo affrontato tutte le vie sui sibillini, fino a quel momento non c’era. E io non mi sentivo, tra virgolette, tranquillo per quello. In più è successo che un’altra cosa che mi ha destabilizzato è che cercavamo la sosta a sinistra sul terzo tiro, ma in realtà si trovava a destra. In più, ho fatto il quarto tiro, ho sbagliato fessura, ho dovuto piantare un chiodo, sono dovuto ritornare indietro, insomma, una serie di cose.

18:15
Un altro errore che io ho commesso è stato quello di non proteggere abbastanza nel quinto tiro. Una mia consapevolezza è stata che quando aumentano le difficoltà del tiro, se non c’è nessuna protezione presente in via. Le protezioni si devono mettere. Io non ho protetto abbastanza. Un altro errore che abbiamo commesso è che diciamo che siamo andati un po’ alla cieca per quanto riguarda l’orientamento. Prima, durante la via, abbiamo fatto affidamento solo alla relazione che avevamo con noi. Prima di percorrere una via nuova e difficile per l’orientamento, è necessario in qualche modo visionarla da sotto per capire dove passare. Non ci si può basare solo sulla relazione. Questi sono gli errori di cui ho preso consapevolezza e che probabilmente mi hanno condotto, insieme alle sfortune, all’incidente.

19:23 – Fabio (Host)
Ok, lo faccio dire a te. Secondo te, quale doveva essere quindi la strategia difensiva? mettiamola così da adottare in questo caso? Mettiamoci nei panni di qualcuno che si ritrova nella stessa situazione e comincia a sentire questa sensazione, questo sfrigolio sulle mani, sui piedi. Quale potrebbe essere la soluzione per evitare di continuare, rischiando di finire come te?

19:53 – Federico (Host)
allora, probabilmente, per come stavo in quel momento a livello psicologico e a livello mentale, a causa delle cose che mi hanno destabilizzato, a causa della stanchezza, a causa di finire, probabilmente non avrei dovuto affrontare quel tiro. Una via da integrale. Non si parla di falesia, che, nel caso in cui si cade, si cade su uno spit distante due metri al massimo. Se si cade, si cade sulle protezioni che mettiamo noi. Se non tengono le protezioni, le conseguenze potrebbero essere fatali. Quindi, se non ci si sente in grado di affrontare un determinato tiro, non c’è nulla di male a chiedere al proprio compagno di farlo oppure, se quel compagno non si sente in grado, per qualunque motivo, di fare quel tiro, decidere di calarsi insieme e percorrere quella via un altro giorno.

21:07
Una delle consapevolezze che ho raggiunto, infatti, è che consiste nel fatto che, quando si sta passando una giornata, no, quando non si è perfettamente concentrati e presenti, se si decide di affrontare il tiro, è sempre meglio integrare di più. È sempre meglio integrare di più. Ecco, ok, probabilmente si sarebbe potuto evitare il tutto riconoscendo che quel momento era un momento no, e tutto quello che ne consegue.

21:35 – Fabio (Host)
Sì, infatti, ma era solo appunto per ribadire, per sottolineare l’importanza di avere la consapevolezza, la capacità di fare una sana ritirata strategica se, come in questo caso, è possibile, perché ovviamente non da tutte le vie si può uscire con delle calate però allora a quel punto rientra forse in gioco anche un concetto legato alla preparazione, quindi al fatto di dire ok, sto affrontando qualcosa che non mi consente una ritirata, devo preventivamente essere ulteriormente sicuro di quello che sto facendo. Quindi non posso neanche dire vabbè, la provo alla peggio, mi ritiro. Nel vostro caso mi pare di capire che si poteva fare, tant’è che dopo il tuo compagno è sceso in doppia da solo.

22:19 – Federico (Host)
Sì, noi eravamo a 120 metri da terra noi eravamo a 120 metri da terra, quindi tre o quattro tiri, quindi si poteva fare benissimo.

22:31 – Fabio (Host)
Quindi a quel punto l’opzione c’era e forse effettivamente andava usata, come dici tu, in quella particolare situazione, quel giorno, per gli eventi che hanno preceduto l’incidente, nei tiri precedenti, i campanelli c’erano, insomma. Quindi questo è un po’, appunto per tornare a rilanciarmi a quello che dicevo prima, del fatto che il motivo per il quale ne parliamo oggi, in questo episodio, nonostante sia un incidente dovuto a un appoggio che è assaltato, perché alla fine poi l’evento scatenante rimane sempre quello, però abbiamo capito che dietro c’erano comunque delle scelte che sono state fatte, delle scelte che non ti hanno lasciato nelle condizioni mentali migliori, anche solo per affrontare un’eventualità che, come abbiamo detto, rimane perché la sfiga è lì di un cedimento.

23:20 – Federico (Host)
Sì, diciamo una serie di circostanze.

23:38 – Fabio (Host)
Sì, diciamo una serie di circostanze. A breve sarai nuovamente in giro per i monti, quindi grazie ancora davvero per la tua. Te lo auguro anch’io non vedo l’ora. Immagino un estate fermo. Immagino che sia una punizione troppo forte per quello che è successo. Comunque, va bene, a breve di nuovo sui monti. Grazie ancora e a presto a tutti.

24:00 – Federico (Host)
Grazie a te.