Ecco un paio di video tratti da YouTube che dimostrano due tecniche di risalita su corda doppia (anzi tre perchè in uno è mostrata anche la modalità di risalita partendo con i piedi per terra, che personalmente ritengo un’eventualità piuttosto rara).
Unica nota per entrambi i video: per mettere in carico il machard superiore, al fine di scaricare il sistema di calata, si fa scorrere il machard di sicurezza precedentemente bloccato. Nel caso dell’inconveniente occorso a Fabio questa cosa non sarebbe stata possibile perchè appunto questo era stato bloccato da un “riccio” nelle corde. In quel caso sarebbe stato necessario costruire un altro “pedale” temporaneo da collegare al machard superiore e scaricare quindi il machard di sicurezza ed il freno.
Video diretto e che va subito al punto. Unica obiezione che mi sento di fare è che tutta la manovra si svolge su un unico punto di assicurazione (il machard in alto). Basterebbe vincolare in qualche modo l’anello di servizio anche al nodo machard inferiore, per ottenere una sorta di “backup”.
Versione che preferisco, per due motivi:
- usa il nodo Bachman, più facile da gestire negli scorrimenti, grazie alla maniglia, pur restando sempre “ordinato”
- usa la piastrina come sistema bloccante in vita, invece di fare affidamento ad un secondo nodo Machard: in questo modo la manovra è molto più agevole rispetto a quella che prevede di muovere due nodi machard, e si è sempre su due punti di sicurezza, a differenza del video qui a sx
Trascrizione dell'episodio
00:00 – Fabio – La Dinamica (Host)
Speriamo di non incasinarci, di non incasinare chi ci ascolta, perché nella puntata di oggi abbiamo due Fabio, cioè il sottoscritto e l’ospite di questo episodio e di questo racconto, che è appunto Fabio, e come al solito gli do la parola per una breve introduzione sulla sua attività in montagna, sulla sua esperienza, prima di venire poi al racconto vero e proprio. Quindi, fabio, te la parola. Grazie intanto.
00:33 – Fabio (Host)
Grazie a te, fabio. Io mi chiamo appunto Fabio e sono di Reggio Emilia. Ho 42 anni e frequento la montagna fin da bambino. Ho fatto all’inizio escursioni estive e scelpino in inverno, e poi la passione è iniziata soltanto dopo un corso cari di roccia fatto nel 2007, che ha fatto esplodere in me, appunto, definitivamente questa passione e ho cominciato ad andare abbastanza regolarmente in montagna. E ho cominciato ad andare abbastanza regolarmente in montagna Ho frequentato poi, nel corso degli anni successivi, anche altri corsi scialpinismo nel 2009 con l’SA1 e nel 2010, sempre con il corso CAI di Arampicata Libera. Ho fatto un po’ di tutto in montagna, dalle ferrate alle vie su roccia, da canali a cascate di ghiaccio.
01:27 – Fabio – La Dinamica (Host)
Però quello che mi piace di più, e che ormai faccio, soprattutto negli ultimi anni, è alpinismo e scelpinismo in alta quota ok, va bene, allora da qui partiamo, come sempre, giusto per ribadire che stiamo parlando, appunto, di persone che comunque hanno un po’ di esperienza in montagna e non proprio di gente alle prime armi. Questo sempre per dare un po’ di background, background che ci serve per adesso capire un po’ meglio cosa ti è successo. E quindi ti chiederei così di raccontarci un po’ la tua disavventura, la tua e del tuo compagno, visto che stiamo parlando comunque di una, di un’uscita incordata in due, e quindi di nuovo ti lascio la parola e raccontaci un po’ cosa è successo.
02:09 – Fabio (Host)
Sì, allora siamo, siamo. A luglio del 2020 siamo andati a fare appunto questa salita al Denderen tramite, appunto, la cresta TF Matten. La salita è andata molto bene. La problematica, diciamo, è arrivata durante la fase di discesa e c’era una possibilità. C’erano due possibilità, in realtà, che erano quelle di scendere dalla via normale però ultimamente non è più tanto frequentata perché è molto crepacciata e in quel periodo lì mi ricordo che non era in condizioni oppure c’era la possibilità di ripercorrere a ritroso la cresta che avevamo fatto all’andata. La terza opzione era appunto quella di calarsi in corda doppia, però, appunto, con delle calate che, mi ricordo, allora non erano ben definite Mi ricordo che avevamo visto diverse relazioni e sulla lunghezza delle calate c’erano un pochettino di situazioni discordanti decidiamo appunto di scendere in corda doppia, dopo aver lanciato le corde, ci confrontiamo, decido di calarmi per primo. Durante la discesa, fondamentalmente il prusik il nodo prusik mi si è bloccato in un ricciolo con le corde di calata e io sono praticamente rimasto appeso nel vuoto dopo un salto di roccia. Ero proprio appeso come un salame lì sotto questo salto di roccia. Ho subito cercato di parlare con il mio compagno, ma era una situazione in cui non riuscivo a vederlo e ovviamente lui che non vedeva me e soprattutto non ci riusciamo a sentire lì, ho ho capito che le situazioni me le dovevo in qualche modo cavare da solo. È successo che ho cominciato a fare dei pendoli per poter avvicinarmi alla roccia e per provare a salire, per dare appunto la possibilità al nodo, non essendo appunto in sospensione, di slegarsi da questo ricciolo che si era venuto a creare. Ora, adesso dico questa cosa qua, ma lo sono venuto a sapere dopo l’episodio. Fondamentalmente io sono rimasto sospeso per diverso tempo dalla traccia di GPS, indicativamente 25-30 minuti E sono appunto venuto a sapere che, se si resta appesi per un certo periodo all’imbrago e mi dicono anche dai 15 minuti in poi c’è questa sindrome che si chiama da sospensione inerte, che comporta, se non è trattata tempestivamente, può comportare dei grossi problemi. Fondamentalmente ti si anestetizzano le gambe e quindi tu dopo sei impossibilitato chiaramente a proseguire e poi, a seconda della gravità, insomma, non voglio entrare troppo nei dettagli. Ecco, questo è quello che è successo io appunto appeso e cercavo di fare appendolo per attaccarmi alla roccia, ma non ci riuscivo. Quindi il tempo passava e soprattutto non avevo comodo il materiale che mi avrebbe consentito la risalita in corda doppia.
05:10
L’avevo messo nello zaino e quindi era di non facile accesso e per forza di cose, ho pensato in quel momento che l’unica soluzione doveva essere quella di riuscire in qualche modo ad attaccarmi appunto alla roccia e risalire, quella di riuscire in qualche modo ad attaccarmi appunto alla roccia e risalire.
05:24
Fondamentalmente non so come, perché penso che sia stato uno degli ultimi tentativi che avrei potuto fare sono appunto riuscito grazie ai ramponi, perché noi non l’ho detto questo, ma avevamo i ramponi, in quanto l’ultima parte di cresta è tutta innevata insomma, grazie ai ramponi sono riuscito ad appigliarmi a questo, diciamo a questi buchettini, la roccia, perché era molto straordinario e proprio buttava in fuori, e a salire quel mezzo metro che mi ha consentito in qualche modo di sganciare il nodo e riuscire a ritornare, insomma, in una situazione di comodità. Ecco, poi, dopo ne sono successe delle altre, che ho capito dopo, in senso che questa situazione è stata creata perché avevo sbagliato, non avevo visto dove era la sosta, quindi ero sceso troppo e quindi mi ero ritrovato in questa situazione scomoda quindi c’è già una prima introduzione all’analisi delle scelte, degli errori che faremo magari dopo.
06:27 – Fabio – La Dinamica (Host)
Quindi, per riassumere, la tua soluzione è stata quella di spendolare finché sei riuscito a riattaccarti di nuovo alla roccia, quindi a scaricare le corde e quindi il nodo che si era bloccato, e da lì dopo sei riuscito, immagino, a proseguire normalmente nella doppia fino a quel punto sotto o sei tornato alla sosta che avevi mancato.
06:50 – Fabio (Host)
Allora no, confermo esattamente tutto quello che hai detto. Sono riuscito a sganciarmi e sono sceso. Ancora dopo poco ho visto in alto la sosta che avevo mancato, ma ho trovato un vecchio chiodo sul quale poi ho deciso, dopo avermi, insomma, dopo che mi sono assicurato che fosse abbastanza sicuro, di legarmi e dare la possibilità poi al compagno di scendere e successivamente di avvisarlo che era a posto, che avevo sbagliato. Ho mancato la sosta e quindi, dopodichè lui è riuscito a calarsi, ha attrezzato la sosta nel punto corretto e poi, dopodichè ci siamo ritornati a prendere in un momento successivo quindi hai completato la calata sull’ancoraggio corretto fatto dal tuo amico esattamente mi sembra un racconto sintetico.
07:48 – Fabio – La Dinamica (Host)
tutto sommato sembra una cosa molto banale, ma credo che adesso, insieme potremmo analizzare tutta una serie di fattori, che ci siamo già così brevemente accennati durante la solita telefonata che faccio prima di registrare, che vorrei però chiarire con te anzi, chiedo di raccontarceli e di analizzarli tu, visto che questa è l’abitudine di questo podcast da alcune scelte e alcune, alcuni errori che sono stati fatti in questa, in questa avventura, e poi soprattutto, le lezioni un po se possiamo riassumerle così che avete imparato da questo incidente?
08:27 – Fabio (Host)
Sì, certo, allora assolutamente.
08:31
Direi che il primo errore fatto è un errore completamente mio ed è tecnico. Penso che la discesa in corda doppia sia stata fatta male, nel senso che, senza entrare troppo nei tecnicismi, però mi sono calato un po’ troppo velocemente. Non avevo il classico ditino in mezzo alle corde, appunto per prevenire determinate situazioni. La corda probabilmente non era troppo distanziata dal prusik e quindi questa concomitanza di fattori ha fatto sì che io incontrassi questo ricciolo e il nodo, appunto, si sia incagliato. È successo anche perché, va bene, stavo cercando questa sosta che non trovavo e quindi ero più intenito a guardare altro. Però questo non è una scusante, è un errore puramente tecnico. Il secondo è assolutamente quando uno è in emergenza, ci sono delle situazioni per venire fuori da questa emergenza.
09:26
La situazione in questione era quella di avere il materiale addosso e non riposto nello zaino per fare la risalita in corra doppia. Come ho detto prima, durante il racconto dell’incidente o pseudo incidente, io non avevo la possibilità di reperirlo, oppure sarebbe stato molto difficile, e in quel momento proprio mi ricordo perfettamente che la mia mente non ci ha pensato un attimo ha detto no, è incastrato giù in fondo, devo tirare fuori la roba. No, l’unica soluzione è quella di cercare di risalire. Risalire. Che sia stata giusta o sbagliata, non lo so.
10:04
La cosa che è andata bene, e penso di essere stato fortunato è che, appunto, in uno degli ultimi tentativi sono riuscito a salire quel poco che mi ha permesso, appunto, di tirar via il nodo. Non so neanche ci ho pensato tanto col senno di poi se avessi avuto il materiale, se sarei riuscito poi a farla questa salita. E qua mi voglio agganciare a un’altra situazione, che è quella di dire l’importanza, comunque di esercitarsi nel fare certe manovre a casa, o comunque anche quando uno va a fare la classica falesia, così quando uno ha finito, ogni tanto fare determinate manovre nelle quali ci sentiamo magari più deboli, così, e non le situazioni di comodità, nel senso che a me è capitato appunto di farle queste manovre tramite corsi, così, ma vengono fatte, vengono proposte in situazioni non di stress. Quindi, nel caso della recita in corda doppia, viene proposta con i piedi per terra. Un conto è attrezzare la corda con i piedi per terra, un conto è attrezzarla stando appeso con un salame nel vuoto, appunto in una condizione di stress.
11:12 – Fabio – La Dinamica (Host)
Ti interrompo un attimo, allora stiamo dando per scontato che tutti conoscano di cosa stiamo parlando. Magari due parole velocissime. La manovra di risalita su corda è il nome lo dice abbastanza chiaramente una manovra che consente di risalire lungo una corda doppia che si sta usando per calarsi. Nel momento in cui, come nel tuo caso, ci si accorge di aver superato la sosta oppure si è sbagliata la calata e ci si trova in un punto in cui non c’è la possibilità di attrezzare una nuova sosta per proseguire con le calate. Insomma, per n motivi e come dici giustamente tu, sono quasi sempre i casi in cui in realtà noi siamo appesi alla corda, seduti sull’imbrago, nel vuoto o no, però comunque in situazioni dalle quali dobbiamo venire fuori e nelle situazioni in cui siamo particolarmente in disagio perché, come dicevi tu prima, dopo un po l’imbrago comincia a stringere sulle sulle gambe, sulle cosce, a creare disagio e fastidio. Quindi questo è sicuramente, senza che adesso entriamo troppo nella descrizione tecnica, perché non avrebbe senso a parola spiegare come, come si fa una risalita. È però una manovra che si insegna, come detto giustamente tu, nei corsi base di alpinismo generalmente, o di arrampicata, però viene fatta una volta magari. E invece, così come lo abbiamo detto per il passato, per la prova arva.
12:32
Anche per questa manovra è necessario periodicamente ripassarla, rivederla, verificare di avere i cordini giusti, che servono e soprattutto di averli, come detto giustamente tu, addosso, perché il momento in cui mi trovo appeso nel vuoto, mettersi lì a sfilare lo zaino, cominciare a rovistare per trovare materiale che giustamente lo dico perché per esperienza tante volte è successo anche a me vabbè, abbiamo solo questa doppia e poi siamo fuori, metti via tutto che non voglio, roba che penzolo dall’imbrago. Però, ecco sì, non dobbiamo esagerare a mettere via la roba. Insomma, quel minimo che potrebbe servirci per fare una risalita su corda, dobbiamo comunque tenerlo a portata di mano, direi. Quindi, volevo solo fare questa, questa breve introduzione sulla manovra perché, ripeto, io e te la diamo per scontata. Molti probabilmente di quelli che ci ascoltano anche, ma magari non tutti. Ecco, quindi, come sempre l’invito è andare a verificare sul sito web la dinamica podcast, punto it, nella pagina dedicata a questo episodio. Vedrò di trovare il modo di approfondire questo argomento mettendo un po’ di video, o comunque potete semplicemente cercare su internet materiale. Se ne trova, intanto Ok, scusa, prosegui pure nella tua analisi.
13:40 – Fabio (Host)
No, no, assolutamente, hai fatto bene a precisarlo. Ma insomma, tutte cose assolutamente corrette. Ecco, niente. Ultima cosa, non in ordine di importanza, ma che ho pensato e questo, proprio grazie ai tuoi podcast, dove lo citi orm avuto con il secondo appunto di poi delle radioline, ci avrebbe permesso quantomeno di gestire la situazione con più tranquillità. Chiamola così, ecco, insomma.
14:21 – Fabio – La Dinamica (Host)
Sì, questo è sicuramente un argomento interessante, ne abbiamo già parlato per altri ambienti, altri ambiti, ma sono contento che torni fuori anche su questo racconto tuo, che sicuramente, come hai detto tu, avrebbe tolto un livello di pressione psicologica probabilmente dalla serie di operazioni che stavi facendo. Già il fatto di avere la possibilità di parlare col tuo compagno, spiegargli la situazione e magari, perché no, farsi dare anche un consiglio, un aiuto, una spinta morale per andare avanti è sicuramente qualcosa in più. Certo non avrebbe risolto il problema tecnico, anche perché vorrei chiederti, in tutto questo appunto, il tuo compagno sopra che cosa ha fatto, che cosa ha pensato? immagino che ne avrete parlato dopo. Quindi, magari, se ci sai dire anche lui come ha gestito questo fatto che non ti sentiva più per un po, che vedeva le corde sempre tese, cosa ha pensato e cosa ha fatto lui sopra?
15:15 – Fabio (Host)
È una situazione di cui abbiamo parlato chiaramente a posteriori e devo dire che secondo me, si è comportato in modo ottimale, nel senso che io ero in una situazione di emergenza, ma anche lui non era certamente in una situazione chiamiamola così di comodità vedendo appunto queste corde tese e quindi anche magari incorrere in una banalità che può peggiorare la situazione.
15:56
È una cosa a cui ho pensato e devo dire che col senno di poi ma sono stato contento di essere quello sotto, di essere stato quello sotto e non appunto quello sopra, perché confermo appunto che è stato ha mantenuto la calma e mi ha detto che stava iniziando una manovra adesso qua però non voglio entrare troppo nel tecnico di calata su delle corde, però, ricordiamolo, tese, per cercare di avvicinarsi a me e capire il da farsi, perché lui mi ha detto poi che aveva capito che avrei avuto bisogno comunque di un paranco e che probabilmente ero in una situazione dove avevo bisogno di risalire. Vabbè, dopo di che io l’ho spiegato prima sono riuscito a calarmi e ad attaccarmi a un vecchio chiodo che era piantato nella roccia e da lì poi la cosa si è risolta.
16:48 – Fabio – La Dinamica (Host)
Però l’hai brevemente accennato tu possiamo anche approfondire un attimo. Mettiamo che tu fossi sceso un altro metro e quindi l’azione di pendolo non sarebbe stata proficua. L’unico modo per venire fuori da lì era, appunto, o cercare in qualche modo di recuperare il materiale per la risalita su corda, oppure il tuo compagno sopra avrebbe potuto fare un paranco, quindi una serie di manovre di corda tali da farti salire quel poco che serviva per arrivare a toccare di nuovo fisicamente la roccia e venire fuori. Però qui si pone un secondo problema, intanto, appunto, come abbiamo detto prima, lui non aveva idea di quale fosse la tua situazione. Quindi, e secondo, ovviamente anche in questo caso ci vogliono le competenze, il sangue freddo, in una situazione comunque di disagio, per mettersi lì e preparare tutto quello che serve per fare un paranco in parete, su una sosta e tutto.
17:43
Quindi, anche questa di nuovo una manovra che viene spiegata, però una manovra che va rivista per poter essere utilizzata al meglio, perché ricordiamo, come tu, giustamente, tu prima che tutte queste cose di emergenza si fanno in situazioni in cui la nostra mente sta macinando decine di altre informazioni e quindi non è facile mettersi lì e ripensare bene la scaletta. Devono essere cose che vengono quasi meccanicamente. Quindi l’invito a ripassare periodicamente queste manovre se si fa attività in certe zone. Sono contento che tu l’abbia tirato fuori, perché effettivamente era l’altra soluzione possibile per venire fuori da quella situazione spiacevole in cui ti trovavi tu.
18:23 – Fabio (Host)
No, no, avvallo quello che stai dicendo, e lo dico essendo io il primo a fare poco esercizio, diciamo in questi termini, perché si pensa sempre, insomma, le poche volte magari che uno va a fare l’attività, però quando capita, se sai fare la manovra è un tema, se non la sai fare cambia tutto. E quindi mi ripeto ma perché è importante? anche questo è vero, io ero lì appeso. Però avere una persona sopra che sa fare la manovra e ti tira fuori in una certa situazione avrebbe fatto comodo. Fortunatamente non ci siamo arrivati perché lui stava attrezzando il tutto ed è una persona comunque competente, che avrebbe fatto le cose fatte bene.
19:10 – Fabio – La Dinamica (Host)
Però, ed ero anche per questo, forse che io ero tranquillo che in un qualche modo ce la saremmo cavata. Ecco, questo è importante, di creare delle cordate bilanciate, soprattutto quando ci fanno fare certe cose di un certo livello. Ovviamente la scelta del compagno è fondamentale. Non basta trovare quello disponibile, ma bisogna creare un certo feeling, anche perché, appunto, la fiducia che si ripone nel compagno ci aiuta eventualmente anche a superare, a darci la forza per superare degli incidenti o comunque delle situazioni disagevoli come quella che è accaduta a te, è accaduta a voi, diciamo a questo punto come cordata.
19:55
E questo vale di nuovo sia nell’alpinismo, nell’arrampicata, vale nello scierpinismo, perché devo essere sicuro che le persone che stanno sciendo con me siano in grado di tirarmi fuori se malaguratamente dovessi rimanere sotto. Quindi anche lì torniamo all’argomento di prima è gente che conosce, che si allena, che conosce le tecniche di autosoccorso, che le pratica, che le ripassa all’inizio stagione, oppure è gente che sto portando in giro, magari perché volevamo fare un giro insieme. Quindi anche lì le scelte che faccio in termini di complessità nell’attività che vado ad affrontare sono strettamente legate al compagno o ai compagni che mi porto dietro. Quindi anche su questo sono contento che tu l’abbia chiarito, perché sembra sempre un concetto così un po’ astratto.
20:39 – Fabio (Host)
Però, quando succedono le cose, quando qualcuno ce le racconta, scopriamo che effettivamente la differenza la fanno, insomma, No, ecco, questa qua è una cosa che io ho sempre cercato di portare avanti, nel senso che, personalmente, a fare soprattutto certe gite, chiamiamole così, vado solo con quelle due o tre persone di cui mi fido.
21:01
È capitato di avere inviti da parte di altri o non avere la disponibilità da parte di queste persone, ma ho rinunciato alla gita perché, insomma, poi dopo ognuno tra virgolette gioca le proprie carte, nel senso che io mi rendo conto chiaramente, come tutti quanti noi abbiamo dei punti forti e dei punti deboli. Uno dei miei punti deboli è che, sì, l’esperienza c’è, ma è comunque un’esperienza di una persona che non va in montagna tutti i giorni. Queste tecniche le pratica non tutti i giorni e quindi almeno avere il compagno, la fiducia del compagno con cui stai scalando, con cui stai condividendo questa avventura, diventa fondamentale anche per un discorso mentale, perché in certe situazioni ti capisci con uno sguardo e ti fa andare avanti senza andare in panico, senza patimi, e appunto ti toglie delle situazioni poco piacevoli perfettamente d’accordo, non serve rimarcarlo, direi che l’abbiamo già ampiamente chiarito.
22:09 – Fabio – La Dinamica (Host)
Bene, direi che abbiamo un po’ sviscerato tutto. Magari ti chiederai così in conclusione. Allora intanto faccio una piccola premessa anche questa volta, per fortuna, stiamo parlando di un incidente io continuo a usare il termine incidente perché in italiano, insomma, in qualche modo rende l’idea però per fortuna, come abbiamo capito dalla storia, è andato tutto bene. Questo lo potremo classificare più tra i near miss che tra gli incidenti veri e propri. Però, come abbiamo già detto in passato più volte, anche da questo tipo di quasi incidenti, se vogliamo, si possono trarre molte informazioni, molti insegnamenti che valgono sì per la persona che li ha subiti, ma con il supporto di questo podcast, molto modestamente, si spera che poi passino anche ad altri che possono farne esperienza senza doverla vivere sulla loro pelle. Quindi, per chiudere un po’ ti chiederei alla fine che istruzioni, che lezioni hai portato a casa da questa disavventura.
23:12 – Fabio (Host)
Sicuramente che adesso la risalita su corda la so fare, nel senso che sì, mi è capitato e adesso continuo periodicamente ad esercitarla e quindi, ecco, poi si può sempre migliorare. Però adesso la risalita su corda la so fare e fondamentalmente che ho sbagliato molto nel insomma la vedo molto un errore tecnico. Io ero troppo sicuro, probabilmente, insomma, di riuscire a trovare la sosta, di riuscire comunque a gestire la cosa. Mettiamola così. Sono andato giù un po’ troppo spavaldo e questo invece insomma, in montagna può risultare fatale. Ecco, poi sento spesso parlare di, appunto, la montagna non perdona. Io devo dire che fortunatamente perdona tante volte, perché di incidenti se ne capitano tanti, o di incidenti, e fortunatamente non sono tutti, non si rivelano tutti fatali, ecco sì, certo, chiaramente, potendo evitare, come abbiamo detto prima, potendo evitare già in partenza, si sta sicuramente meglio.
24:18 – Fabio – La Dinamica (Host)
Quindi, certo sono, sicuramente meglio sono d’accordo con te, per fortuna a volte la fortuna ci mette, ci mette del suo. Però ripeto, anche tante volte, accorgersi di del fatto che è intervenuta la fortuna a risolvere un problema che noi avevamo causato è sicuramente un modo per per crescere, per diventare competenti, cioè per aumentare la propria competenza nell’ambito dell’attività che, come hai detto giustamente tu, molti di noi, moltissimi di noi, fanno nel weekend, nel tempo libero, perché ci guadagniamo la pagnotta facendo altro e quindi sicuramente questo aumenta la necessità di approfittare di nuovo di informazioni, di lezioni che ci vengono dagli altri.
25:01 – Fabio (Host)
Tu non so se condividi- no, no, condivido a pieno il bello anche di andare in montagna, almeno per quanto mi riguarda, è che tutti i giorni comunque impari qualcosa. Lo puoi imparare da un’escursione, lo puoi imparare da un podcast, per esempio, però c’è sempre qualcosa che ti può essere utile e di cui farne tesoro. Quindi la lezione principale per me è stato che l’insegnamento che viene fatto nei corsi deve essere preso proprio anche da chi lo fa veramente come una cosa, appunto, molto importante e da ripetere, cioè non lasciarla lì e dire vabbè, tanto, quando capita, l’ho vista, in qualche modo la riuscirò a fare esatto.
25:50 – Fabio – La Dinamica (Host)
Tante volte credo che si abbia la convinzione che quello che abbiamo visto sia sufficiente. Invece no, invece è solo uno stimolo per far capire e insegnare una tecnica. Comunque sono tutte procedure che hanno bisogno di alcuni movimenti tecnici, di alcune attrezzature, anche in alcuni casi, che è giusto far vedere ai corsi, sperando poi che di nuovo la gente lo porti avanti in maniera individuale, se decide di continuare a fare quel tipo di attività, perché magari uno decide ok, io non faccio, non decido di non arrampicare più o di non calarmi più in doppia. È una scelta tua. Però nel caso in cui invece la decida di fare, credo che sia doveroso nei confronti di se stessi, dei propri compagni, dei soccorritori che non sono intervenuti in questo caso. Va bene, io credo che abbiamo detto tutto. Quindi è stato un racconto veramente interessante, come dicevo prima, nonostante per fortuna non si sia trattato di un incidente vero e proprio. Ti ringrazio davvero di avermi contattato, di esserti reso disponibile a condividere la vostra disavventura e ti saluto.
26:53 – Fabio (Host)
Grazie a te, fabio, e a presto.
26:55 – Fabio – La Dinamica (Host)
Un saluto Ciao, ciao.
26:57 – Fabio (Host)
Ciao.








